Ci sono dei libri che non ti aspetti, li compri quasi per caso, perché
comunque Mario Ridolfi è stato un grande architetto e vuoi saperne di
più, e ti trovi a comprendere il suo impegno di urbanista per la città
di Roma.
In questo viaggio nel tempo, che poi non è neanche un tempo tanto
lontano se lo si guarda con attenzione, si incrociano frammenti diversi
che delineano una storia recente della città.
In un primo momento pensavo che il libro fosse soltanto il risultato di
una ricerca accademica, mi sbagliavo. Ho scoperto una storia
inaspettata, l’impegno politico di un architetto per la sua città, che
poi è lo specchio dell’amore per la stessa città dell’autore, che ne ha
registrato per anni i cambiamenti.
Non immaginavo che una ricerca scientifica intrapresa per il centenario
della nascita di Ridolfi potesse trasformarsi in un libro avvincente, un
reportage che da una parte mette a fuoco un momento importante della
storia di Roma, e dall’altra rivela il fatto che dal dopoguerra si è
delineato un disegno preciso che ha fatto della speculazione l’unico
motore delle trasformazioni urbane. Questo non è il tema centrale del
libro naturalmente, ma le paure di Ridolfi si sono rivelate fondate,
vista la situazione della città oggi, leggendo ci troviamo a pensare
alle occasioni perdute.
La parte più affascinante del libro è il superamento del limite storico
didattico, e il passaggio che ricostruisce, in modo attento e come
dichiara lo stesso autore di parte, le battaglie politiche che
hanno visto Mario Ridolfi come uno dei protagonisti nella lotta alla
speculazione attraverso la messa a punto tra il 1946 e il 1947 del Piano
per le arterie di scorrimento primo schema di Nuovo Piano regolatore.
Battaglia necessaria ed importante ancora oggi che un nuovo piano
regolatore ha preso il posto di quello sognato e auspicato da Ridolfi,
che con difficoltà sta ridisegnando una città i cui problemi purtroppo
non sono ancora superati, e dove la speculazione e l’incapacità
dell’amministrazione a gestire le regole sono un problema più o meno
evidente.
Piero Ostilio Rossi supera il confine tra storiografia ed
interpretazione della realtà in punta di piedi, prendendo le parti di
Ridolfi è vero, ma facendolo attraverso gli articoli scritti per l’Unità
e quindi restituendo scientificità ad una storia ad oggi ancora non
scritta completamente.
Due gli articoli ritrovati dall’autore e non presenti nei regesti dei
suoi scritti, consultabili in rete nell’archivio del quotidiano. Il
primo La città dell’avvenire (del 5 ottobre del 1947), il secondo,
Profittando delle ferie estive la Giunta vara Rebbecchinia (15 maggio
1951).
Sono subito andato a cercarli e da questi due scritti si delinea con
chiarezza la paura di Ridolfi per la situazione della città, per il suo
futuro, paura che ancora oggi, da quel futuro, ogni architetto di buon
senso continua a provare.
Ora provate a rileggerli prima di affrontare i capitoli del libro che li
riguardano e troverete molte tematiche ancora all’ordine del giorno,
sostituite la parola borgate con periferia ed ecco che non potrete non
pensare all’ambizioso quanto strumentale intervento del Senatore Renzo
Piano che cerca di ricucire per cancellare le differenze invece di
pensare la città così come Ridolfi fa nel suo testo, attraverso un
Programma, una raccolta di Documentazione ed una fase di reale
Progettazione a cui deve seguire una fase di Realizzazione.
Ma un passaggio è fondamentale le forze economiche e finanziarie debono
essere messe in condizione di operare nell’ambito della giusta
partecipazione e dell’utile economico in modo da non deviarle in altre
direzioni…
Ecco forse il problema di Roma negli ultimi 50 anni è stato quello delle
troppe direzioni prese senza una reale pianificazione legata
all’architettura .
Il secondo articolo del 1951 ripreso nel Capitolo Rebecchina,
mette in luce non tanto, i punti essenziali di una buona
pianificazione, quanto una lotta contro un sistema politico che aveva
scelto un altro modo per pianificare la città. Anche se l’autore non lo
dice mai direttamente il suo seguire gli interventi di Ridolfi in
consiglio comunale, gli interventi su Metron e sull’Unità non sono altro
che un mettere in risalto come le intenzioni progettuali legate allo
sviluppo della città sono sempre state portate in secondo piano dal
potere politico e da quello del profitto.
Questi poteri da sempre si sono affrontati a Roma per conquistare
l’anima della città che, salvo rare eccezioni, è cresciuta su logiche
altre rispetto a quelle della corretta pianificazione ON. Sindaco,
On. Giunta, Onorevoli consiglieri: vi confesso che avevo in animo di non
prendere la parola sul bilancio, perché l’esperienza che ho fatto in
questa aula in tre anni di permanenza nella amministrazione della Città
di roma mi consigliava di tacere, dopo che ogni nostro intervento, ogni
nostro suggerimento o consiglio ha visto frustrato il suo corpo da un
vostro voto di maggioranza……
Dice Mario Ridolfi durante una riunione del consiglio comunale.
Ora ripercorrendo l’indice troverete passaggi e toni diversi, quel che
resta di questo libro è la grande capacità di analisi dell’autore che
attraverso la ricerca all’interno dell’Università non rinuncia ad uno
sguardo altro, personale, che aiuta ogni lettore a capire e ragionare
non solo su un autore, quanto sulla storia di una città, che è anche e
soprattutto una città molto difficile da capire, da interpretare e da
accettare e che osservata attentamente è un modello di studio attraverso
il quale capire le dinamiche di crescita della città contemporanea.
Solo al termine della lettura capirete fino in fondo il titolo del
libro, che non è su Ridolfi Urbanista e neanche sulla città che lo ha
visto tra i suoi protagonisti, questo è prima di tutto un libro Per la città di Roma, per il suo futuro.