Quodlibet è stata sempre attenta a cercare testi da tradurre che seppur
scritti in epoche passate, una volta tradotti in Italiano
c’inpressionano per la loro incredibile attualità. Se cercando tra le
pagine di questo volume pensate di trovare articoli leggeri che in un
certo senso rispecchiano un tema secondario rispetto a quello
dell’architettura e dello studio delle città come siamo abituati a
pensare quando leggiamo Le Corbusier teorico vi sbagliate. E’ proprio
l’attualità dei temi trattati a dare a questo libro una nuova
collocazione nella storia dell’architettura perché anticipa la nascita
del design e la sua importanza in relazione all’abitare e al vivere la
città. Una sintesi estrema di democrazia dell’oggetto e
razionalizzazione del progetto.
L’arte decorativa raccoglie gli articoli che l’architetto svizzero aveva
in precedenza pubblicato sulla rivista da lui fondata L’Esprit Nouveau.
Questa raccolta è anche un momento di sperimentazione grafico e un
piccolo trattato sugli oggetti che ci circondano, che ancora non si
chiamavano design, un’ ennesima intuizione di Le Corbusier che da
subito capisce che la qualità del progetto nasce dal dialogo costante
tra scale diverse, gli oggetti e l’architettura sono indispensabili uno
all’altra, assieme ci aiutano a dare forma alle nostre città.
In una sorta d’ atlante della memoria, il libro mette assieme oggetti
diversissimi tra loro, cerca di trovare un dialogo tra passato e
presente e da questo dialogo tenta di costruire l’immagine del futuro.
Ci sono tempi e oggetti, spazi e luoghi, decorazioni e funzioni
necessarie, insomma un incredibile scrittura inventiva dai toni a volte
polemici che servono all’architetto per sperimentare un linguaggio con
cui a breve riscriverà la storia dell’architettura.
Questa versione fedele all’ultima uscita nel 1959 è introdotta da un
saggio di Domitilla Dardi capace di guidarci ad una lettura storicamente
corretta ma allo stesso tempo capace di lasciare una libertà di
interpretazione da parte del lettore, il libro è lo spartiacque tra la
formazione e l’inizio di un attività più matura del maestro svizzero.
Potete leggerlo in due modi diversi, il primo consequenziale, seguendo
capitolo dopo capitolo, la costruzione lenta di un pensiero, ed un altro
più libero, esattamente trattandolo come un atlante di figure e testi e
quindi attraverso letture incrociate, ed associazioni personali, che vi
daranno modo di costruire una vostra idea sulla nascita del design e
sulle sue possibilità.
Sarà più facile passare da un’intepretazione funzionalista, ad un'altra
puramente figurativa, entrambe necessarie a costruire il proprio tempo
attraverso la lettura del passato.
Il potere della memoria può emergere in modo improvviso e del tutto
involontario e, pertanto, inquietare la visione di un determinato
oggetto.
Nel leggere questo libro è importante non dimenticare che L’Esprit
Nouveau non è stata solo una rivista ma anche un padiglione costruito
all’Expò del 1925 che in un certo senso è il modello architettonico del
libro stesso, il padiglione conteneva quadri, mobili, sculture e un
piano per la modernizzazione di Parigi.
Il libro esce tempo dopo è vero, ma raccoglie i testi scritti in quel
periodo, che rappresentano una prima riflessione teorica su ciò che
l’architetto svizzero andava a progettare, un primo confronto tra
scritture diverse che ritroveremo negli anni all’interno di tutta
l’opera di Le Corbusier.
Scrive Domitilla Dardi nell’introduzione "rileggendo le pagine dell’Arte
Decorativa, duplice è il suo impegno da un lato dichiarare la fine
degli stili storicistici; dall’altro raccontare la già nata presenza
dell’oggetto industriale creato dalla macchina, l’unico in grado di
imporsi per la sua concreta utilità, per la sua forma del tempo."
Ed è proprio la forma del tempo ad assumere un valore in questo libro,
il tempo che modifica le esigenze e che definisce nuove pratiche di
intervento legate non solo all’uso ma anche alla produzione e
standardizzazione degli oggetti.
I testi si susseguono in un ordine tale che prepara il lettore al
cambiamento, anche se il libro si apre con una sorta di manifesto che
riporta tutti assieme in sequenza gli argomenti trattati.
Nella rivista i testi non erano firmati, nella trasformazione in libro
invece Le Corbusier cerca con grande attenzione di renderli più omogenei
attraverso l’introduzione. Man mano che si va avanti appare sempre più
chiaro il fine ultimo preparare il lettore ai cambiamenti radicale della
nuova società. “ci sono delle conseguenze della crisi che divide la
nuova società meccanizzata dalla società che la precede, e ve ne saranno
ancora. La cultura si è mossa e la decorazione gerarchica è crollata.
Le dorature oramai scompaiono e fra non molto scomparirà anche il
tugurio. Si direbbe che stiamo lavorando per raggiungere una scala umana
semplice e sobria”.
E’ per questa nuova umanità che l’architetto svizzero si sente di dover
mettere a punto nuovi spazi da abitare. E con questa scrittura prepara
il terreno per la sua architettura e il suo pensiero che verrà.