Recensioni / Accartocciami questa parola

Non sono moltissimi i libri sorprendenti che capita di leggere. "Etimologiario" di Maria Sebregondi (Quodlibet, pp. 114,  12) è più che sorprendente: è strabiliante. Non è un romanzo, non è un racconto, e neppure un saggio. Allora cos'è? Un dizionario. Ma di una specie particolare: un dizionario etimologico fantastico. L'autrice, Maria Sebregondi, saggista, traduttrice, nonché "inventrice" dei taccuini Moleskine (qualche settimana fa era sulla prima pagina del sito del "New York Times"), è una scrittrice, ma di tipo particolare. Non inventa storie o narrazioni, bensì racconti di parole. Meglio: parole che sono racconti fantastici. Un esempio: «"asola" s.f. (a-priv.) mai sola. Sempre accompagnata da un bottone». Segmenta le parole, le massaggia, le apre, le distende, le seziona. Le spiega. Prima però le ripiega, le accartoccia attività che non ci è dato di vedere -, poi le riapre e le dispiega. L'esito è straordinario. Si legge così un dizionario in cui ogni termine diventa qualcosa d'altro. Si trasforma. Si può dire che metamorfizza le parole. Le inventa, dato che le "trova" dentro le parole medesime. La nostra lingua, ci fa capire Maria Sebregondi, è un baule che contiene tutto, e il contrario di tutto. Basta scegliere. Eppure non è così semplice come sembra. Ci vuole una semplicità che appartiene a pochi: bambini, matti, poeti. L'autrice è un po' tutte queste cose. La sua qualità migliore è l'incanto: mettersi accanto; oppure: cantare, owero recitare formule magiche. Fa magie con il linguaggio. Sono atti di sommo piacere, suo e di chi legge. Davvero un libro unico.