Una serie di testi datati 1925, scritti in occasione dell’Expo di Parigi. Raccolti sotto il titolo “L’arte decorativa”, sono diventati fra i più importanti del Novecento. Il miglior Le Corbusier lo trovate qui dentro.
UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA
Le Corbusier (Charles-Edouard Jeanneret-Gris, La
Chaux-de-Fonds, 1887 – Roquebrune-Cap-Martin, 1965) è stato
principalmente, prima di ogni altra cosa, un grande pensatore e
scrittore, e L’arte decorativa ne è la più piena dimostrazione: manifesto e dichiarazione di poetica, e quindi – nel caso di Le Corbusier e dei grandi francesi – di guerra; rifondazione infine dell’idea di architettura nel solco di un concetto nuovo di cultura.
L’arte decorativa è una raccolta di testi originaria del 1925,
qui presentata nella cura preziosa e fondamentale di Domitilla Dardi
nella sua ultima versione ampliata del 1959. Un testo che si pone come
punto nodale del percorso culturale del Novecento europeo, raccogliendo e
facendosi carico della modernità per trasportarla direttamente nel
postmoderno. Una tale forza di rappresentazione e di visione va ben
oltre la valenza e le qualità architettoniche di Le Corbusier. Un
intreccio di pensiero, ironia e disincanto capaci ancora oggi di
raccontarci il presente.
LE CORBUSIER E ADORNO
L’arte decorativa entra nella mischia di un dibattito che, se al tempo riguardava la rivoluzione promossa da L’esprit nouveau, oggi può essere apprezzata per la sua forza dirompente di rottura. Un testo intelligente e libero che disincaglia i desideri dando loro una forma chiara e fattibile, che rivela le ipocrisie e il conformismo culturale dentro cui continuamente era ed è facile annegare.
Se si dovesse immaginare un testo complementare in dialogo con L’arte decorativa, vengono naturali alla mente le meditazioni dei Minima Moralia
di Theodor Adorno: insieme i due volumi rappresentano due pilastri
portanti della divulgazione culturale del Novecento, due segni
incancellabili di un percorso comune ancora oggi capace di generare
prospettive e visioni e spesso in ambiti lontani da quelli della
filosofia come dell’architettura.
LA LIBERTÀ A TEMPO
In un’epoca in cui l’arte decorativa era in decadenza, ma il design non
si era ancora imposto, Le Corbusier si avvantaggia della transizione per
elaborare pensieri, idee e giochi: lo fa nell’assoluta consapevolezza
di una libertà a tempo. Il vecchio mondo non ha scampo e quello nuovo
non ha ancora la forza per generare conformismi. In questo spazio
ideale, Le Corbusier scrive così un testo universale (ben oltre il
concetto dell’Expo di Parigi del 1925 per cui era stato pensato in
origine) e vitale, costruito con brevi testi intervallati da un vero e
proprio zoo di immagini alcune allusive alcune descrittive: L’arte decorativa è un viaggio in campo aperto.
Contraddittorio e assoluto, austero e satireggiante, Le Corbusier domina
lo spazio: deride il passato rappresentato dagli oggetti desueti in
stile Faubourg Saint-Antoine ed esalta necessariamente l’età della
macchina attraversando a suo modo i concetti di folklore, museo, opera
d’arte e crisi.
UN LIBRO CARDINE DEL NOVECENTO
“L’architettura è un sistema dello spirito che fissa in modo concreto il sentimento risultante di un’epoca”,
scrive Le Corbusier. Il sentimento di un’epoca in rapido cambiamento è
interpretabile solo da una narrazione in corsa abile e preziosa, che
assume i toni del classico in quanto perennemente attuale.
L’arte decorativa è uno dei libri più importanti mai pubblicati
nel Novecento (merito a Quodlibet e alla straordinaria cura di
Domitilla Dardi): la nostra vitale metamorfosi.