Recensioni / La rivoluzione scritta di Pizzingrilli «Basta mettere la 'u' al posto della 'v' »

Al primo contatto sembra una autentica follia. Ma poi, quando ci si entra in relazione profonda, empatica, è come un sigaro Toscano o un Martini cocktail. È avvolgente, aspro, richiede impegno, ma diventa un amico fidato di cui non si può fare a meno. Esercizio linguistico estremo o gioco dotto, 'Situs inuersus' dello scrittore ascolano Clio Pizzingrilli (Quodlibet editore, 100 pp., 14 euro) è un libro costruito su frammenti pseudo narrativi e poetici, scritto senza le lettere 'v', che vengono sostituite dalle 'u', e pure senza punteggiatura. «Lo scrittore – viene ben sintetizzato nella quarta di copertina – sembra qui più che mai determinato a disperdere ogni filamento tradizionista, ma a una lettura più attenta si ravviserà l'ordito canonico che lo tesse, donde affiorano una drammaturgia corale come espressione del tragico, non meno che del comico, la sonorità, il colore di un periodare barbaro ovvero di un cantare trobadorico, orlato di ricami da manuale di filotea». Drammaturgia è la parola chiave di tale sintesi. Lo stile appunto drammaturgico è la colonna sonora di questo testo (o raccolta di testi: quando lo si legge la distinzione non appare poi così necessaria), non perché Pizzingrilli voglia fare teatro, ma perché la parola 'è', la parola avviene, al presente e al passato indistintamente. Con buona pace delle unità aristoteliche, già sconfessate, per esempio, da un tizio che si chiamava William Shakespeare. Racconta Pizzingrilli che, in qualche modo, 'Situs inuersus' è il frutto, consapevole o meno, di un'esperienza che lo ha molto segnato in questi ultimi anni con i detenuti della Casa circondariale di Ascoli Piceno. «Attraverso loro – dice – ho capito parecchie cose sulla trasmissione delle parole, e la cosa ha dato una svolta ulteriore al mio modo di intendere il racconto». Un metodo che, agli esordi, una trentina di anni fa (Pizzingrilli ha pubblicato, oltre che con Quodlibet, tra gli altri anche con Bompiani, Feltrinelli e Nottetempo), aveva un passo diverso, classico si potrebbe dire, con accenti favolistici. Un percorso che nel tempo si è trasformato, combinandosi con un rifiuto della forma romanzo e racconto – «a un certo punto mi è venuta a nausea, perché ormai smontata e non più interessante» –, fino ad arrivare a questo esperimento dove la parola diventa una mimica, in una corrispondenza esatta, quasi matematica, tra parola, suono inteso come fonazione, e oggetto di riferimento. E a questo proposito, 'Situs inuersus' è un libro sull'oggetto mancante, perché non c'è, anche a volerlo cercare con attenzione. «Per me l'oggetto mancante è l'amore – confessa Pizzingrilli – e lo è per eccellenza. Mi pare che il libro converga sulla vita clandestina e non sull'amore in sé e basta, perché la vita clandestina è più giusta dell'amore, cosa che è invece irrilevabile e irrilevante». E allora, fateui conuincere da un atto di uolontà, prendete questo uolume in mano e buona lettura a tutti uoi.