Melograni, militante da sempre ed ancora della sinistra, è tra i
fondatori dell'università Roma Tre. Mentre Passarelli ha una storia di
progettazione prevalentemente «privata»(ma con tante eccezioni, dai Musei Vaticani a Torrevecchia a Vigne Nuove) e Barucci,
al contrario, si è realizzato nell'edilizia pubblica, Melograni pur
avendo costruito ha compiuto un percorso più teorico, politico-sociale
nel suo ruolo di docente. Dopo saggi e pubblicazioni, Melograni,
fratello dello storico Piero scomparso tre anni fa, ha pubblicato, a 80
anni, «Progettare per chi va in tram. Il mestiere dell'architetto» (ed. B. Mondadori). È seguito, a 85,
«Architettura italiana sotto il fascismo» (ed.Bollati Boringhieri). E in
questi giorni è uscito il suo seguito ideale, «Architetture nell'Italia della ricostruzione» (ed. Quodlibet, 438 pagine), una
rassegna di «esperienze architettoniche senza precedenti -come si legge
nella presentazione di copertinaprobabilmente irripetibili, del dopoguerra italiano che ha prodotto modelli
fondamentali per l'edilizia sociale e industriale, la museografia, le
infrastrutture e il restauro».
La tesi conclusiva di Carlo Melograni concerne la chiara distinzione tra
modernità e modernizzazione: mentre la prima, in architettura, «nasce
dal confronto di voci diverse impegnate in una ricerca collettiva»,
l'altra si fonda su «una ostentata sicurezza di sé» basata su un
individualismo spesso autoreferenziale. Nell'ampio sguardo dedicato al
periodo che arriva agli anni Sessanta sono frequenti i riferimenti alle
iniziative urbanistiche e architettoniche che riguardano Roma,
cominciando dalle Fosse Ardeatine di Fiorentino (e altri) per continuare
con i quartieri INA Casa (Tiburtino, Tuscolano, Valco San Paolo, ecc.). Melograni passa
poi alla «scuola romana» ed a uno dei suoi migliori risultati, la
stazione Termini.
Viene ricordato il caso di via Paisiello, con la palazzina di Ridolfi
letteralmente sovrapposta ad una di Morpurgo degli anni Venti come pure
la originale Casa del Girasole, in viale Bruno Buozzi, di Moretti. Il grande progetto dell'Asse Attrezzato a Est
(Zevi, Piccinato, ecc.) e le opere per le Olimpiadi del 1960 (Nervi e
altri) concludono l'esame delle «architetture della ricostruzione» a Roma. Ma Melograni sta già scrivendo il primo capitolo di un libro sulle architetture successive.