Recensioni / Morale e giustizia oltre la religione: la lezione di Hans Kelsen

«Che cos'è la giustizia?» è una domanda a dir poco fondamentale, attorno alla quale si sono espressi pensatori e filosofi di tutti i tempi, da Platone fino ai giorni nostri. Tra loro, Hans Kelsen ha dedicato la sua opera alla tematica del diritto, fornendo una visione dell'impianto normativo tutt'altro che scontata, con una prospettiva integrale rispetto al ventaglio di ambiti che si esplicano nel vivere sociale. Ne parliamo col prof. Lorenzo Passerini Glazel, curatore assieme a Paolo Di Lucia del volume «Che cos'è la giustizia? Lezioni americane» di Hans Kelsen. Il libro raccoglie la lezione che il filosofo austriaco tenne, nel 1952, in occasione del suo congedo dall'insegnamento e due manoscritti del 1949, riuniti sotto il titolo complessivo «Elementi di teoria pura del diritto», frutto di un ritrovamento piuttosto fortuito negli archivi dell'università di Berkeley, dove lo stesso Kelsen fu docente. «Queste due lezioni permettono di offrire parzialmente anche una nuova lettura del pensiero di Kelsen – spiega Passerini Glazel –, in quanto sembrava che egli non volesse confrontarsi con i temi della giustizia e della morale. In realtà traspare qui un approccio globale alle scienze sociali normative, che descrivono i sistemi di norme, e che comprendono anche l'etica, la religione e la politica». Relativista, non nichilista. Per Kelsen, che entrò in polemica con Eric Voegelin sulla dialettica tra «formalismo» e «sostanzialismo» costituzionale, è possibile avere un sistema morale effettivo «anche senza il supporto delle credenze religiose»; il che può costituire un baluardo teorico contro i rischi del fondamentalismo. «Kelsen è portatore di una filosofia relativista – osserva il curatore –, non nel senso di soggettiva ed individualistica, ma che descrive come debba essere un certo sistema morale, con la consapevolezza che ogni assunzione di un valore supremo è frutto di un'opzione dipendente da componenti non razionali della coscienza umana. Molti filosofi si sono interrogati sui sistemi morali, ma nessuno è stato in grado di dare una risposta definitiva. Kelsen cerca, invece, di definire meglio il contenuto della domanda. La sua posizione, tuttavia, non sfocia nel nichilismo: qualsiasi scelta dev'essere condivisa nella società in cui viviamo». Tolleranza. Se non è presente in Kelsen un ancoraggio a valori di tipo assoluto, è pur vero che la sua concezione della giustizia «mette al centro il concetto della tolleranza». «Un'idea che dev'essere mutuata, deve potersi trasformare, per diventare una categoria sociale». Le lezioni tenute in California sulla dottrina pura del diritto denotano una certa «freschezza» nell'approfondire la distinzione tra visione «statica» e «dinamica» dell'ordinamento giuridico. «Da un punto di vista statico, il diritto è un insieme di norme correlate in una gerarchia – riferisce Passerini Glazel –, mentre sotto l'aspetto dinamico ogni norma viene data attraverso un atto o un evento produttivo». La lezione di Kelsen risuona di grande attualità, sia perché improntata ad uno spirito rigorosamente scientifico, sia in quanto invito a considerare l'adesione ad una norma o fondamento come fatto contingente, che non pretende di esaurire le opzioni possibili.