Recensioni / Figure urbane

La restituzione di grandi aree militari ad usi civili e la loro riprogettazione come tasselli di una più complessiva strategia urbana costituisce una delle questioni più rilevanti e attuali per il governo delle città italiane. Tra le caratteristiche di tale patrimonio si riconoscono l’obsolescenza delle strutture, la scarsa integrazione rispetto al contesto in cui si inseriscono, fenomeni di degrado e potenziali rischi ambientali derivati dalla presenza di amianto e suoli contaminati. Le caserme in genere erano sedi di attività che generavano un indotto sull’economia locale, ma la loro chiusura o ricollocazione ha prodotto effetti negativi anche sul piano occupazionale, perché spesso non sono state sostituite da altre attività in grado di fornire redditi. Oggi dietro le mura invalicabili degli ex spazi militari si nascondono luoghi “interdetti”, nei quali molto spesso la natura ha progressivamente preso il sopravvento sui ruderi delle installazioni esistenti. Con quali tempi le città riassorbiranno le infrastrutture militari dismesse? Quali destinazioni d’uso possono rendere possibile un recupero delle aree? Quali problemi ci sono nel ridefinire le funzioni delle aree militari abbandonate?

In tale campo si muove il libro curato da Francesco Gulinello, illustrando alcune esplorazioni analitiche e progettuali su uno dei tanti vuoti urbani che caratterizzano l’attuale fase di trasformazione urbana di Bologna, l’ex caserma Sani. Si fa riferimento quindi al complesso tema della dismissione e valorizzazione del patrimonio militare abbandonato in connessione con le questioni di rigenerazione urbana della città e delle difficoltà di attuazione nell’attuale epoca di crisi economico-finanziaria. A partire dal 2007 a Bologna è stata prevista la dismissione di aree militari notevoli per quantità e qualità, presenti sia nel centro urbano sia nel territorio periferico, da ricucire al tessuto esistente. Con questo proposito durante gli ultimi anni si è cercato di stabilire una relazione diretta tra il processo di valorizzazione, la progettazione urbanistica ed architettonica ed il Programma Unitario di Valorizzazione (PUV) promosso dall’Agenzia del Demanio. Si tratta di un percorso innovativo atto a sfruttare le grandi potenzialità di riconversione economica degli immobili non più utili ai fini istituzionali della Difesa e che presentano interesse storico-culturale, da assoggettare ad una progressiva messa a reddito. Nel capoluogo emiliano l’implementazione di tale programma, supportato da percorsi partecipativi di consultazione e progettazione con modalità concordate tra i soggetti promotori delle trasformazioni, ha ricompreso 19 immobili di proprietà statale, tra cui la caserma Sani, che tuttavia permane ancora priva di un nuovo uso.
Il volume descrive differenti proposte per la reinterpretazione di tale spazio urbano che focalizzano l’attenzione da un lato sul concetto di spazio-identità, inteso come patrimonio della memoria collettiva e senso di appartenenza alla collettività, e dall’altro lato sulla definizione dell’isolato urbano come elemento in cui spazio pubblico e privato (così come tipo e forma urbana) trovano un momento di sintesi e di reciproca coesistenza.
Le varie linee di analisi ed ipotesi progettuali elaborate hanno lo scopo di alimentare la riflessione pubblica in relazione sia all’identificazione di una “cassetta degli attrezzi” che raccolga idee e modalità per la trasformazione che verrà, sia alle forme di conoscenza ed alle competenze mobilitale in questi processi. Dunque l’indagine esplorativa attivata nell’ambito dell’ex caserma Sani ha l’intenzione di intercettare sia i fabbisogni di cui “le persone e le società hanno bisogno”, sia le idee ed i suggerimenti dei possibili soggetti pubblici (ma anche privati) interessati alla messa in opera di un processo virtuoso di sviluppo locale.
Grazie ad una condivisione degli obiettivi a priori da parte degli attori coinvolti, si prospetta l’opportunità per sviluppare ulteriori soluzioni (anche inedite) in tema di rigenerazione urbana, che mirino a una crescita e trasformazione della città che sia intelligente, sostenibile ed inclusiva. Il progetto urbano di riuso del bene ex militare dovrà inserirsi in tale ottica, innescando inoltre ricadute positive sia per gli enti che lo promuovono sia, soprattutto, per l’intera collettività, stimolata a diventare protagonista attiva di tale processo.