Recensioni / Il manuale iconoclasta della Socìetas

Dopo molti anni di proteiformi esperienze didattiche, la co-fondatrice della Socìetas Raffaello Sanzio ha composto un corposo e rigoroso manuale di tecnica drammatica diviso in cinquantanove giornate e diciotto materie (dalla Catalettica alla Vocalità, dalla Psicologia della durata alla Fantasia), contenente trecentonovantasei esercizi e ventinove discorsi. L’autrice (o "scolarca", come preferisce definirsi), diffidando fin dalla prima pagina «chiunque pratichi questi esercizi a considerarli un metodo», precisa che esso «dovrebbe essere immediatamente usato, cioè seguito nella prassi, giorno dopo giorno,senza aspettare di averlo letto tutto». In Settasi intrecciano con sapienza indicazioni sulla "neutralizzazione" iconoclasta dello spazio di lavoro e frasi di e su Yves Klein, esercizi di disarticolazione e a-ritmia degli arti ed esperienze di recita consonantica delle Canciones del Alma di Juan de la Cruz, l’Alcibiade di Platone e l’ascolto di canti infantili del Gabon bevendo il tè. E tanto altro, davvero impossibile da riassumere qui. Quella di Claudia Castellucci è un’opera ostica e sistematica che, pur nelle profonde diversità, è forse possibile inscrivere nella feconda tradizione pedagogica alla base delle rivoluzioni teatrali di inizio Novecento, allorquando alcuni fondanti "libri-teatro" contribuirono a definire e al contempo a far evolvere questa disciplina (basti pensare a L’opera d’arte vivente di Appia, a Il lavoro dell’attore su se stesso di Stanislavskij, a Il teatro e il suo doppio di Artaud). L'appartata didatta cesenate precisa con una quantità di schemi e disegni la propria proposta, sempre attenta a spegnere «ogni inclinazione sentimentale», intendendo la scuola come spazio comune, ma non comunitario (non affettivo): «La solitudine la si istituisce con gli altri, non è un problema da fugare con il contorno degli altri. È una dimensione di verità che si prova con gli altri, i quali non sono più gli artefici della sua eliminazione, bensì i complici della sua manifestazione. È qui che l'amicizia veramente comincia: quando non è un obiettivo, ma soltanto, obiettivamente, un dono azzurro».