Recensioni / I miei orribili e meravigliosi clienti

Cliente/committente. Su questa distinzione si costruisce il brillante espediente retorico sul quale è costruito il libro di Michele De Lucchi, autore di oggetti, ambienti, edifici di celeberrima notorietà e bellezza. "Da architetto ho trattato come miei clienti ideali i temi dell'industria, del mercato, dell'artigianato, della sperimentazione, dell'avanguardia, della tecnologia, della natura, della cultura e molti altri di cui mi sono anche innamorato e che ho servito come veri clienti". I veri clienti non sono quelli che commissionano un'opera, ma quelli che costruiscono il proprio fare. Quasi un'elegia del fare artigiano. Il libro è costruito su questa posizione disincantata, orgogliosa e solida. Ed è un invito rivolto alle giovani generazioni a ricercare dentro se stessi: quasi una postura paterna, che solo uno sguardo distratto potrebbe scambiare per atteggiamento modesto. C'è molto della vita di De Lucchi in questo volume: l'introspezione su di sé, la descrizione dei propri luoghi, del proprio fare, il racconto dei primi passi alla scoperta della personalità e del rapporto con il gemello, l'amore per il disegno, le stralunate e fantasmagoriche esperienze radicali degli anni Settanta, la nascita di Memphis, la Produzione Privata ideata con la moglie Sibylle. Il "continuo percorso di andata e ritorno tra solitudine e vita comunitaria" (come scrive in L'importanza di essere individui e società, con Federica Sala, Johan & Levi, 2015). E ci sono, naturalmente, i signori clienti: la Signora Personalità, il Signor Spirito del Tempo, la Signor Avanguardia fino al cliente più difficile, "la Signora Coscienza di un uomo con la lunga barba". L'angolazione è stata messa a punto in un ciclo di conferenze svolto negli ultimi dieci anni. L'impianto è analogo: il rovesciamento della struttura usuale e noiosa della conferenza di architettura nel tentativo di "fare un po' di teatro".