Recensioni / Tra Mania e Malinconia

Leggere Studi d’affezione per amici e altri (Quodlibet, p. 272, € 16,50) di Gianni Celati è incontrare una voce che ti racconta libri meravigliosi che ha letto, dal Novellino a Delfini, passando per Ariosto, Leopardi, Garzoni, Tozzi, D’Arzo. Una voce che ti fa capire come esista nella nostra letteratura una tradizione del raccontare che procede per movimenti e intenzioni lontane dal romanzesco oggi imperante, dalla letteratura industriale. Sono saggi, ma anche narrazioni, che procedono per flussi naturali, con lo stesso ritmo delle maree, dei venti, degli acquazzoni. Sono flussi di parole che entrano dall’orecchio e occupano la mente, e ti lasciano una forma d’incantamento come certe favole ascoltate da bambini che continuano ad agire nei pensieri per anni e anni.

Oggi in Italia non c’è nessun narratore che sia in grado di scrivere un libro così: non saggi, ma racconti, che attraversano la letteratura con passione e fantasia, rigore e invenzione. Tutto vero e tutto inventato, com’è nel saggismo dei grandi scrittori. Dopo Calvino, Pasolini, Sciascia, Parise, è Celati a offrirci un esempio altissimo di prosa italiana rileggendo le opere degli altri. Libro di poetica, ma anche di scoperte e riscoperte: il saggio Angelica che fugge fa venire voglia di riprendere in mano Ariosto e le sue corbellerie fantastiche in versi. Celati possiede un tono e una voce unica, personale e originale. Malinconia e Mania sono le sue muse. Chi legge queste pagine ne resterà avvinto e capirà che cos’è la letteratura e che cos’è uno scrittore. Senza questi testi, e i prossimi che appariranno, dedicati alla narrativa straniera, non si può comprendere l’originale opera del maggior scrittore italiano della generazione dopo Calvino.