Architettura & Design. In mostra al Maxxi duecento tra installazioni, oggetti, opere grafiche, foto e pubblicazioni del gruppo nato nel 1966
Avveniristici, stranianti, fantasiosi (tanto fantasiosi), utopisti, radicali, immaginifici, distopici e, qualche volta, inevitabilmente profetici: «Nei collage come nei disegni, nelle installazioni come nei film, ciò che impariamo da loro – spiega il curatore della mostra, Gabriele Mastrigli – è che l’architettura non è solo un oggetto ma un modo di pensare il mondo».
Loro sono, anzi è, Superstudio, uno dei gruppi principali della storia creativa italiana, movimento che proprio quest’anno compie mezzo secolo dalla fondazione e a cui il Maxxi dedica un’ampia retrospettiva inaugurata ieri negli spazi di via Guido Reni. Una mostra con oltre 200 tra installazioni, oggetti, opere grafiche, foto, pubblicazioni, a coprire l’intero percorso del gruppo da quel lontano 1966, atto fondativo per opera di Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia, cui si uniranno Gian Piero Frassinelli, Roberto e Alessandro Magris e Alessandro Poli.
Mostre personali, collettive, tante pubblicazioni per Superstudio: il design e l’architettura, certo (anche senza architettura), ma anche tanti ponti con arte, letteratura, (fanta) scienza e filosofia. Difficile perciò incasellare le visioni del gruppo, oggi in odor di cult ma già da tempo internazionalmente consacrato, almeno fin da quella mostra del 1972, «Italy the New Domestic Landascape», allestita al Moma di New York. «Le visioni del Superstudio sono espedienti retorici attraverso cui dimostrare ad absurdum le possibilità e i limiti dell’architettura come strumento critico della società moderna», spiega ancora Mastrigli. Immagini forti, produzione varia, ironia come strumento per indagare la realtà: un lavoro che sfugge a etichette (ancorché legatissimo al clima fine anni Sessanta) e che oggi viene riproposto in questa esposizione con un approccio antologico/cronologico, partendo proprio dalla mostra Superarchitettura (1966), nella quale insieme al gruppo Archizoom si proponeva un profondo ripensamento del design, «sostituendo al tradizionale immaginario domestico un mondo di oggetti e visioni stranianti».
«Superstudio 50», questo il titolo scelto per la rassegna, presenta i più importanti disegni, fotomontaggi e installazioni della serie Il Monumento Continuo (1969), gli Istogrammi d’architettura (1969-7o) e Le dodici Città Ideali (1971). Accanto a questi materiali, installazioni come La moglie di Lot, presentata alla Biennale di Venezia del ‘78, e oggetti di design – divani, lampade, tavoli – prodotti e realizzati tra fine anni Sessanta e primi Settanta, assai evocativi dell’esprit di un’epoca.