Recensioni / "Vita sconnessa di Enzo Cucchi" e il mondo dell'arte

La folle quotazione di 17,1 milioni di dollari battuta a New York lo scorso, fatidico 8 maggio da Christie’s per l’opera “Him” di Maurizio Cattelan oltre a dimostrare che “lui” è tornato davvero (o forse non se n’era mai andato…) conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che il mondo dell’arte è diventato una specie di ruota della fortuna dove artisti tanto brillanti quanto ingordi cercano di affascinare, o meglio, circonvenire, generosi multimiliardari che non sanno più come dissipare i loro immeritati denari. Lo sconcerto del pubblico “normale” per l’arte moderna e contemporanea dura ormai da ben più di un secolo, ma lo sberleffo trasgressivo o la palese presa in giro continuano a destare scandalo come e forse più del famoso “orinatoio/Fontana” di Duchamp o della pipa che “non è una pipa” di Magritte, anche se Duchamp e Magritte avevano una solidità e uno spessore totalmente ignoti ai loro epigoni del secolo successivo.
Un prezioso e originale aiuto a cercare di capire cosa sia l’arte, oggi, in Italia ci viene da Vita sconnessa di Enzo Cucchi un elegante volume scritto da Carlos D’Ercole, avvocato e collezionista ispano-meneghino, e pubblicato da Quodlibet (pp144 € 16), che raccoglie, purtroppo senza un indice dei nomi, una dozzina di interviste ad artisti, galleristi e amici che raccontano nell’unico modo possibile, ovvero descrivendolo in azione, un protagonista italiano del mondo dell’arte mondiale, appunto Enzo Cucchi, che interviene in prima persona alla fine del libro.
Chiariamo subito che la vita di Cucchi non è, come si potrebbe pensare, “sconnessa” per épater le bourgeois, in nome di un frusto anticonformismo che ha fatto da molti decenni il suo tempo, ma proprio per il contrario, ovvero per dedicarsi con passione e serietà all’arte, un dovere, o forse un destino, che non ammette interessi né distrazioni come quelli che affollano le vite degli uomini non illustri. Persona originale, dura, seria e curiosa, tanto nel modo di esprimersi che in quello di impicciarsi degli altri, Cucchi conosce benissimo la differenza tra avidi mercanti d’arte e galleristi appassionati, categoria oggi decisamente in ribasso, motivo per il quale non è più facile o addirittura è quasi impossibile aiutare a crescere gli artisti giovani. Amico di Warhol, che gli regala uno strepitoso ritratto di Lenin, Cucchi ama i ribelli, le persone intelligenti e la vita assaporata fino in fondo: era quindi scritto che dovesse incontrare Ernst Jünger, che in occasione della sua visita alla Biennale di Venezia scrisse un libro, Prognosen, arricchito proprio da due disegni di Cucchi.
Il lettore interessato troverà nel libro tutto quello che è necessario per capire e apprezzare, oltre alla vita e l’opera di Cucchi, il mondo dell’arte contemporanea, che, per tornare al punto da dove eravamo partiti, è in mano a non artisti.Maurizio Cattelan, per il quale Cucchi spende comunque parole di elogio affettuoso, non è un artista, ma “un socialista”, ovvero una persona intelligente che sa quello che vuole e se lo prende: “un meraviglioso prodotto della realtà, non dell’arte”.