“Il mondo dell'inesattezza è sterminato", scrisse Giorgio Manganelli. In quel diaframma tra il vero e il falso, dove alberga tutta una genìa di numi non pastorizzati, abita la pletora dei frammenti umani.Pezzi di cadaveri, ossa, cervelli, cuori, capelli, denti, arterie, dita, occhi: una diaspora incessante di organi umani ricopre la terra, incurante delle secolarizzazioni e dell'azione disinfettante della Ragione. Fa chiarezza in questa semina di reliquie Antonio Castronuovo con Ossa, cervelli, mummie e capelli (Quodlibet), godibile galleria di "pezzi" umani tra devozione e feticismo.LA RELIQUIA è inutile e il suo culto è indifferente alla sua supposta natura s atra: la corona di spine di Gesù, conservata nel monastero di Monte Athos insieme alla mano sinistra di Maria Maddalena, suscita nei devoti la stessa attenzione morbosa del capello di Maradonachiuso in una teca del bar Nilo a Napoli, o del pene di Napoleone (4,5 centimetri, "al massimo 6,5"). Delizioso per gli amanti del genere il racconto che Castronuovo fa della conservazione del cadavere di Lenin, inizialmente trattato con una miscela iniettata nell'aorta, finché cominciò a macchiarsi e a sfaldarsi mostrando al popolo la natura terrestre dell'uomo.La carne di Lenin rappresentò un problema per il materialismo come chiave di interpretazione della Storia: Stalin non voleva che fosse cremato e prendeva in considerazione "l'ipotesi che la scienza moderna sia in grado di conservare il suo corpo abbastanza a lungo perché la nostra coscienza possa abituarsi all'idea della sua assenza fra di noi". Trockij ironizzò "sul proposito di rimpiazzare le reliquie dei santi con quelle di Lenin" e accusò i fautori della mummificazione di non aver “capito assolutamente nulla della dialettica marxista". Prima che Trockij fosse diventato egli stesso cadavere in Messico (e il suo cranio spaccato da una piccozza), e nonostante la preghiera della vedova di Lenin sulla Pravda ("Non lasciate che la vostra pena si trasformi in culto esteriore della personalità di Vladimir Ilic"), la scienza rese Lenin reliquia: "Furono estratti dal cadavere i visceri; la cassa toracica fu lavata all'interno con potenti getti d'acqua distillata; tutte le cavità furono sciacquate con acido acetico". Così oggi la mummia del padre del Comunismo riposa sotto la Piazza Rossa, e chissà quale significato ha per la dialettica marxista che lo stato russo abbia affidato ai collaboratori del mausoleo la direzione della Ritual service, società di imbalsamazione per nuovi ricchi e membri della mafia russa morti ammazzati.Ma la reliquia sia sempre passionale, anche quando non è la spina di Gesù. In Museo dell'innocenza Orhan Pamuk, gli oggetti dell'amata fermagli, cosmetici, sigarette che il protagonista ruba e raccoglie con deliquio disperato, sono oggi, materialmente, nel museo che il loro inventore ha creato a Istanbul. E in questo sfarfallio tra verità e finzione risiede l'inesattezza sterminata: la reliquia ha il potere di ricomporre la vita e l'amore, sempre rotto e disperso, in obbedienza al proprio demone.