La storia editoriale della Banda dei sospiri, il terzo romanzo di Gianni Celati, è nota, ma non sarà inutile ripercorrerla con l'aiuto di alcune immagini: quelle con cui l'opera, dalle copertine delle diverse edizioni, si è presentata ai suoi lettori. Gli apparati paratestuali risultano tanto più decisivi nel caso di uno scrittore come Celati, la cui attenzione per il mondo delle immagini a partire dagli anni ottanta è andata crescendo e diversificandosi (in primis per il sodalizio con Luigi Ghirri, le cui foto dai Narratori delle pianure in poi sono entrate nelle cover dei libri Feltrinelli).
Dopo una gestazione durata un lustro e l'uscita in rivista della prima parte (su "L'Erba Voglio", nel maggio 1974, col titolo autobiografico e ruzantino L'infanzia di Zane), la prima edizione Einaudi ("I Coralli", dicembre 1976) reca una copertina piuttosto "istituzionale": il libro è completamente bianco, col marchio storico dell'editore ben visibile al centro.
Nulla lascia presagire il carattere eversivo dell'opera, per la visione della vita famigliare e l'esplicita vivacità linguistica. Nell'estate del movimentato 1977 tutte le copie vengono vendute. L'aspetto della cover della ristampa ("Nuovi Coralli", febbraio 1978) è molto diverso: vi compare una coloratissima pagina di fumetto, cinque scene disposte su due strisce che mostrano ghignanti caricature di volti maschili, un misterioso ingresso nella penombra di una stanza, un uomo con pistola puntata su una bellissima donna, il primo piano di una "bionda" (effettivo centro d'attrazione erotico del romanzo) e infine il salto di un uomo in probabile fuga. La giustapposizione dei disegni, privi di nessi narrativi, rimanda alla struttura del romanzo, costituito da un insieme di "quadri sparsi" (così Nunzia Palmieri, nella Notizia sui testi del Meridiano). L'antica passione per i fumetti, che si vede nel modo di scrivere" è ricordata dall'autore stesso sul retro di copertina dell'edizione Feltrinelli del 1998, che riporta la stessa immagine. I diversi tagli e inquadrature dei disegni richiamano le affinità strutturali con un'altra delle fonti immaginifiche dello scrittore, il cinema. Sul piano tematico, questa veste grafica mette in rilievo, assieme al gusto per l'avventura, la centralità delle figure femminili e del corpo "matto", con i suoi impulsi erotici e dinamici.
Negli anni ottanta le nuove opere di Celati appaiono presso Feltrinelli, che ripubblica alla fine del decennio anche La banda dei sospiri, prima assieme ad altri due romanzi einaudiani degli anni settanta (Le avventure di Guizzardi e Lunario del paradiso) nella trilogia dei Parlamenti buffi ("Impronte", 1989) e poi in chiusura dei novanta, di nuovo da solo e con minime varianti rispetto al testo del '76. Sulla fronte dei Parlamenti buffi compare un dettaglio dei Giochi di fanciulli di Pieter Bruegel, artista da Celati e da Ghirri tanto amato per l'affollato decentramento di figurine e storie. Viene aggiunto il sottotitolo Romanzo d'infanzia, che cadrà con l'edizione-restauro Quodlibet, dove viene definito "spurio". Anche la scelta grafica sembra relegare ogni aspetto giocoso e fisiologico (si vede un bambino che fa la cacca, i corpi sono asessuati) all'età dell'infanzia "purgatoriale" raccontata nel libro (così il secondo risvolto). La normalizzazione sintattica e l'attenuazione dell'espressività lessicale allontanano anch'esse il narratore adulto dal sé più giovane.
Gli individui di Bruegel, isolati nella rappresentazione anche quando spazialmente contigui, sembrano anticipare la solitudine del nudo femminile della copertina dell'edizione Quodlibet ("Compagnia Extra"), che recupera su indicazione di Celati l'edizione del 1976 con in più solo alcune necessarie correzioni. Lo sfondo bianco allude alla prima edizione, ma il disegno stilizzato con seni, genitali, occhi e bocca evidenziati in rosso riporta il baricentro sulla misteriosa forza d'attrazione esercitata dal sesso: piena materializzazione del messaggio biopolitico del romanzo, che emerge con chiarezza in una dichiarazione rilasciata da Celati per la pubblicazione basca dei Parlamenti: tutti i totalitarismi moderni vogliano farci dimenticare "l'unica cosa che impariamo di noi stessi, grazie ai vacillamenti di gioventù: impariamo che vivere significa sempre essere estranei a se stessi, piazzati in un corpo che ha le sue malattie e foie".