Recensioni / Ossa e mummie: caccia grossa alle reliquie. Ma di genio

Non solo santi: da Lenin a Galileo, c'è anche un culto profano dei resti umani. Ricercati da collezionisti, fanatici, attentatori. Come racconta un libro

Si chiamano reliquie profane. A distinguerle dalle sacre è l'origine: non il corpo di un santo bensì quello, a modo suo glorioso, di un artista, di uno scienziato, di un imperatore. Le vicende di questi «cocci organici di corpi» sono narrate da Antonio Castronuovo in Ossa, cervelli, mummie e capelli, nuovo titolo della collana Compagnia Extra di Quodlibet (curata da Jean Talon ed Ermanno Cavazzoni), un progetto che, coniugando tassonomie e narrazioni, dà forma a una Wunderkammer letteraria; nei volumetti pubblicati si catalogano tra gli altri anacoreti, semicolti, mattoidi, eresie e persino micronazioni.
Castronuovo bighellona tra reliquie ludiche – esiste una app che permette di studiare la mente di Einstein – e reliquie beffarde, raccontando come dopo anni di studi sul cranio di Mozart un test del Dna ne smentì l'autenticità; viaggiando fino a Mosca ricostruisce l'itinerario di una reliquia tanto curata quanto minacciata come quella di Vladimir Lenin (non si contano gli attentati ai danni della sal ma), poi passa a descrivere come nel 1827 le ciocche dei capelli di Beethoven si dispersero per il mondo – da Vienna a Washington – preda di collezionisti.
Seguendo il destino di denti, vertebre, schegge, del dito medio di Galileo e del pene amputato di Napoleone, si arriva fino al testamento di Jeremy Bentham, in cui il filosofo disponeva: «Lo scheletro sarà composto in maniera tale che l'intera figura possa essere sistemata sulla sedia che ho occupato per tutta la vita, e nell'atteggiamento che prendo quando sto pensando». Ma nel 1975 alcuni goliardi rubarono la testa di Bentham per giocarci a rugby.

Recensioni correlate