Ingeborg Bachmann,
Quel che ho visto e udito a Roma, Quodlibet, pp. 128, € 12,50
Può una grande scrittrice e poetessa e drammaturga essere un'ottima corrispondente da un Paese straniero? Lei è Ingeborg Bachmann, una delle voci femminili piu intense del secolo trascorso, appassionata dell'Italia che considerava la sua seconda patria (ci passò buona parte degli Anni 50 e dal 1965 al 1973, anno della sua morte), la città è Roma, gli anni il 1954 e il 1955. Dunque
l'Italia del governo Scelba e della ratifica dei Trattati di Parigi, dello scandalo Montesi e della questione di Trieste, della «terza rivoluzione» progettata dal Partito comunista e delIa presentazione della Fiat Seicento. Bachmann con esattezza ne dà conto per Radio Brema e per altri giornali tedeschi, con il clima e il carattere dell'Italia di allora.Oggi possiamo Leggere quelle corrispordenze in un elegante volume di Quodlibet, insieme con un testo dedicato alla città che, prendendo a prestito un verso di Anna Achmatova, fu per Bachmann «Una terra sia pur non natale,/ ma da ricordarsela per sempre».