Recensioni / Quattro novelle sulle apparenze

Apparso per la prima volta nel 1987 presso l’editore Feltrinelli e ripubblicato nel 2016 per i tipi di Quodlibet, il volume raccoglie quattro mirabili racconti di Gianni Celati.

Baratto è la storia di un insegnante di ginnastica che d’un tratto decide di non parlare più, scegliendo un bizzarro mutismo che procura scompiglio e sbalordimento tra chi si imbatte in lui.

“Qualcuno avanza questa ipotesi: «Bah, si sarà stancato di dover sempre parlare e rispondere alla gente. È una bella seccatura, se ci pensate bene, dover sempre rispondere quando ti parlano. E invece bisogna sempre rispondere. Io, per me, Baratto l’ammiro»”, p. 21; “Nel cortile della scuola il preside s’è fermato a guardare delle gazze che si levano in volo da un albero, e intanto così ragiona tra sé: «È uno che non si dà pensieri, né pensiero per i pensieri degli altri su di lui. Vuoi vedere che quell’individuo l’ha toccato la grazia?»”, p. 31.

Condizioni di luce sulla via Emilia vede invece protagonista “il dipintore d’insegne Emanuele Menini” (p. 51), dedito a studiare il paesaggio e la luce che caratterizzano nelle diverse stagioni la storica strada dove egli ha a lungo abitato. Il narratore e l’amico Luciano Capelli sono testimoni delle sue ricerche e delle sue intuizioni, su tutte l’osservazione dell’immobilità.

“Un giorno ha detto a Luciano: «I corpi nella luce sentono il loro isolamento, e vorrebbero scappare via come lepri. […] tu prova a guardare l’orizzonte, e poi dimmi se col tremore addosso uno può pensare all’orizzonte e aver voglia di vivere in sua compagnia. Impossibile! Tu vuoi isolamento e sempre più isolamento, anche se sei isolato già un bel po’. E vuoi scappare a chiuderti da qualche parte. È la luce scoppiata che fa quello scherzo, perché ti fa correre. E tu vuoi solo cose presenti, svelte e vivaci ai tuoi occhi, altroché pensare all’orizzonte. Ma ogni cosa presente, se rimane immobile lo vedi subito cos’è. Cos’è?». Luciano non lo sapeva e Menini glielo ha detto: «Un niente nella luce, un niente che viene in luce. Per quello nessuno sopporta l’immobilità, vogliono sempre muoversi, e tutti s’infuriano se qualcosa li blocca»”, p. 69.

Segue I lettori di libri sono sempre più falsi, un racconto dedicato alla lettura e alle parole che si snoda attraverso un insolito triangolo amoroso tra uno studente di letteratura, una giovane donna e un direttore di un’agenzia di vendita di libri a domicilio. Tutti e tre i personaggi sono a proprio modo presi nella trepidazione e nella smania, nell’incessante movimento e nel tentativo di raggiungere l’irraggiungibile che resiste loro.

“Sì, però, in fondo, cos’è chiaro e cosa oscuro nelle parole? Tutte sembrano così trasparenti, ma cosa tentano veramente di dire?”, p. 126.

Conclude il volume Scomparsa di un uomo lodevole: la voce narrante compila una sorta di diario, di memoriale ricco di osservazioni e sensazioni della propria quotidianità, su cui si staglia il ritratto di un figlio adolescente percepito come estraneo, lontano, incomprensibile.

“Guardali bene, essi vanno e vanno come previsto dagli orologi, chi a piedi, chi in macchina, chi con altri mezzi, si affrettano verso le strade degli acquisti, o verso le strade dei divertimenti, o verso le strade dove infine potranno dormire; affollano i viali, le piazze, i vicoli, camminano sempre percorsi da brividi, ma non aspettano niente, e soprattutto non ci pensano neanche per sogno d’essere perduti. Sono così, come l’acqua e la polvere, vagano e lavorano, vagano e acquistano, vagano e dormono. Dormire e dormire, questo sì è importante”, p. 156.

S’addormenta d’improvviso Baratto, dormono volentieri lo studente universitario e la giovane donna, assopito nella luce è il paesaggio visto da lontano, da fuori, “sonnecchia per tutto il tempo scolastico, e anche in metropolitana andata e ritorno” (p. 129) il figlio del narratore dell’ultimo racconto: il sonno in cui cadono a uno tutti i personaggi rappresenta forse la tragicomica condizione umana da cui poter sopportare l’assenza che abita la realtà e il moto inarrestabile del mondo. Dormire in questi racconti pare significare l’essere presenti eppure innocenti, svagati, distratti, quasi in un altro luogo, immobili e sospesi davanti al lavorìo della vita eppure vivi.

Questi quattro racconti dal ritmo vivido e dalle originali trovate in grado di unire il piacere dell’affabulazione alla riflessione filosofica, fanno emergere di continuo dalla realtà l’assurdo, evidenziano le fratture di un mondo ridotto alla ripetizione e all’univocità; eppure, anche se s’accorgono della catena di apparenze che costituisce la trama del mondo, sebbene siano protesi sull’oscurità vertiginosa che li comprende, i personaggi non possono che accettare quel niente straordinario e quotidiano che è la loro vita e assecondarne il cammino verso l’ignoto.

“Tutto quello che si sa è che bisogna continuare, continuare, continuare come pellegrini nel mondo, fino al risveglio, se il risveglio verrà”, p. 165.