Recensioni / L'America che ci meritiamo

Quando si vuol scrivere un libro sui deserti degli Stati Uniti, o su quel deserto che sono gli Stati Uniti, difficile raggiungere i livelli di sintesi e trasparente lucidità del celebre saggio di Jean Baudrillard («Alla radicalità utopica, l’America oppone la radicalità empirica, ed è la sola a concretizzarla drammaticamente. Noi filosofeggiamo sulla fine di tante cose, ma è qui che realmente finiscono»). Nonostante questo, lo scrittore Giorgio Vasta e il fotografo Ramak Fazel hanno messo insieme un libro che non si perderà facilmente nell’oblio, a patto di non usarlo come baedeker. Diamo il suggerimento sebbene il volume esca nel progetto Quodlibet Humboldt dedicato proprio ai viaggi, ancorché viaggi haut de gamme dal punto di vista intellettuale. In queste pagine c’è tutto l’armamentario yankee che ci s’immagina, tutto il deserto che vi meritate (per citar un altro titolo Humboldt sull’Islanda): i motel, i cimiteri degli aerei di linea, i McDonald’s e gli Starbucks e il loro «agio indegno», le jeep, le radio rimaste accese, le case abbandonate, la sabbia e il cielo. E un incontro notturno, forse il più bello del libro: quello con un cane dal corpo bianco e magro, i baffetti sottili, le orecchie nere, un panama in testa, «colmo non tanto di una tristezza tradizionale ma di una malinconia costitutiva e inalterabile: superba». Spike, il fratello gracile di Snoopy.

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