La premessa a questa segnalazione editoriale è banale: partite, partiamo, sempre dalle fonti. Che nella fattispecie significa: se Carla Lonzi ci interessa, allora leggiamo innanzitutto i suoi testi. Il mitico Autoritratto (1969) e l’altrettanto mitico Sputiamo su Hegel (1974), e poi gli Scritti sull’arte, raccolti per la prima volta nel 2012. A questo punto sarà debitamente emersa la coerenza della sua figura, nella quale arte e politica sono strettamente intrecciate e dove la seconda alla fine ha la meglio, portando la Lonzi ad abbandonare la critica d’arte per dedicarsi interamente all’impegno femminista. Con questo bagaglio soltanto si potrà apprezzare appieno la monografia edita da Quodlibet, incentrata sul rapporto fra Carla Lonzi e l’arte in Italia nel periodo compreso fra il 1955 e il 1970, ovvero quei quindici anni che racchiudono l’esordio e il volontario addio alla critica d’arte. A firmarlo è Laura Iamurri: la più titolata a fare un lavoro del genere, avendo curato fra l’altro sia la riedizione di Autoritratto per le edizioni et al. nel 2010, sia il fondamentale Scritti sull’arte. P.S.: Una scelta molto simile, negli stessi anni, la fece – almeno temporaneamente – Piero Gilardi. Ma i due si incrociarono appena nel mondo dell’arte, e poco o nulla in quello politico. La storia è fatta anche di questi incontri mancati.