L’UOMO E LO SCRITTORE. Paolo di Betta: «Che dire delle lettere di Céline? Sono le più belle della letteratura del Novecento? Per me sì: costituiscono un genere letterario a parte; alcune hanno l’immediatezza dell’argot e la speditezza delle email, delle cui veci al tempo faceva la poste pneumatique. Quelle agli editori sono spassose (Lettere agli editori, pubblicate da Quodlibet), al solito piene di esagerazioni, invettive contro il mondo intero e improperi diretti perfino a Gallimani. E ci ricordano di distinguere sempre l’uomo (odiato o al più sopportato) dallo scrittore (amato e venerato o al più odiato)». Mai distinguere tra Céline uomo e Céline scrittore, o tutto o niente. Altrimenti gli si farebbe il torto più grave e definitivo. Lettere agli editori è la solita meraviglia. Un esempio. Céline pensa che dopo il cinema non si può più scrivere così: «Geltrude entra dalla porta di destra... in lacrime... il suo fidanzato, imbronciato, mugugna sul divano ecc...». Non si può più descrivere. P.S. Sono bellissime anche le lettere di Hemingway.