Ingeborg Bachmann (1926 ‑ 1973) ha vissuto a Monaco, Berlino, Zurigo, e lungamente anche a Roma ‑ in piazza della Quercia, poi in via Giulia, infine in via Bocca di Leone. Roma del resto entra e traspare, per ombre e tracce e allusioni, in vari luoghi della sua opera. In questa città ha infine trovato la morte, misteriosamente, in un incendio.
Il libro uscito presso Quodlibet, Quel che ho visto e udito a Roma, con prefazione di Giorgio Agamben e una nota di Jorg‑Dieter Kogel, raccoglie la serie di corrispondenze romane che nel biennio 1954‑55 l'autrice realizzò, con lo pseudonimo di Ruth Keller, 'per la radio di Brema, e per vari giornali tedeschi. In chiusura, un breve e intenso scritto (che in effetti dà il titolo al volume) del 1955, originariamente uscito sulla rivista "Akzente".
Le cronache, ricche di ragioni di interesse non solo documentario, disegnano un ritratto dell'Italia degli anni Cinquanta, attraverso pagine dedicate al delitto Montesi, a Scelba (reso con singolare indulgenza negli articoli), agli scioperi, alla politica del PCI, alla Fiat, ai trattati di Parigi, al passaggio della presidenza della Repubblica da Einaudi a Gronchi; ma poi anche ... alla Lollobrigida, alla vita di via Veneto, all'inaugurazione della metropolitana, alla questione della tomba di San Pietro. La Bachmann dimostra una limpidezza "giornalistica", felice. Le pagine, non stipate di dettagli, rispondoflo alla necessità di chiarezza/immediatezza che è propria della scrittura di cronaca, di resoconto.
Un elemento che ricorre ‑ e in verità sorprende ‑ è il suo netto anticomunismo, tuttavia stemperato da un buon numero di sguardi impietosi che descrivono con ironia o saggia freddezza personaggi e politici italiani anticomunisti. (Valga per tutti il ritratto del democristiano Togni).
Straordinario il saggio prosa lirica che chiude il volume e gli dà titolo. Assolutamente da leggere, in questo, le righe dedicate all'isola Tiberina, al ghetto, alle famiglie nobili, alle catacombe, alla decadenza/opulenza della città.
Quel che ho visto e udito a Roma è un libro prezioso per ritrovare frammenti di una città che dista ormai mezzo secolo, lira anche per precisare la fisionomia di un'autrice su cui, come giustamente scrive nella postfazione J.‑D. Kogel, "l'ultima parola è ben lungi dall'esser stata pronunciata".
Ingeborg Bachmann, Quel che ho visto e udito a Roma, trad. di K.Pietra e A.Raja, Quodlibet, Macerata 2002, pp.132, € 12,50.