Dopo la prima Guerra Mondiale si cominciò a erigere monumenti ai soldati morti perché non ci si dimenticasse di loro. Gli storici dicevano che i monumenti ai caduti esistevano già prima della Prima Guerra Mondiale ma che solo negli anni Venti erano diventati simboli della memoria universale nella civiltà occidentale e gli scultori e i tagliatori di pietra erano contenti di avere tutte queste commesse. La maggior parte dei monumenti ai caduti erano fatti a forma di stele o di obelisco. In cima c’era secondo la nazionalità dei morti un gallo o un San Giorgio o un’aquila e nel mezzo il soldato armato con un’espressione serena e risoluta e in basso le donne e i bambini e gli etnologi e gli antropologi dicevano che era tipico della cultura indoeuropea. I nomi dei caduti erano disposti solitamente in ordine alfabetico. Le parole più frequenti erano PATRIA EROE MARTIRI e RICORDATE. A volte c’era l’iscrizione MALEDETTA SIA LA GUERRA! e in certe città fu eretto un monumento ai soldati che erano stati condannati a morte o ai lavori forzati perché avevano rifiutato di obbedire agli ordini. E nel 1916 nei pressi di Javincourt fu passato per le armi un soldato che non aveva i pantaloni regolamentari e si rifiutava di indossare i pantaloni insanguinati di un compagno morto. E nel 1920 i francesi inventarono il monumento al milite ignoto che ebbe un gran successo in Inghilterra e in Belgio e in Italia e anche nei paesi nuovi che ancora non avevano una storia come la Cecoslovacchia la Iugoslavia eccetera.