«I trasporti verso i lager c’erano, ma si doveva anche ridere» ha spiegato Jetty Cantor, celebre cabarettista olandese sopravvissuta a quei viaggi e Antonella Ottai nel suo bel libro annota: «Si tratta, in altre parole, dell’iscrizione del riso nell’ordine degli obblighi e nell’ordine del bisogno; bisogni che, nel momento in cui si soddisfano, bilanciano eventi straordinari come le deportazioni, un dato di fatto che di naturale non ha nulla, introiettato con tutta la sua forza d’urto nella logica della vita quotidiana, nella sua capacità di resistenza». Ed è da questa capacità che viene il senso del titolo «Ridere rende liberi» e la ragione tutt’altro che paradossale di questo saggio sul cabaret e la comicità nei lager.