Recensioni / Ossa, cervelli, mummie e capelli

Castronuovo ci conduce, con leggiadria e senza sembrare mai troppo serioso o compiaciuto, in una passeggiata di dieci tappe, quasi stanze di museo, ad incontrare dieci “pezzi” di persone celebri o celebrate che hanno conquistato un posticino nel pantheon degli immortali, oltre che per le loro opere anche perché c’è un pezzo tangibile che è sopravvissuto alla caducità della materia organica. L’autore sembra indicare che accanto a reliquie trafugate nel tentativo di fare qualche soldo, ce ne sono altre che sono tali per precisa volontà dei loro “proprietari”, così Carlo Giacomini, dopo una vita spesa in studi anatomici, è arrivato a desiderare di essere egli stesso oggetto di studio e presenza immortale nel Museo di anatomia umana Luigi Rolando di Torino presso il quale aveva lavorato tutta la vita. Discorso analogo per il filosofo e giurista inglese Jeremy Bentham, il quale scrisse nelle disposizioni testamentarie: “Lo scheletro sarà composto in maniera tale che l’intera figura possa essere sistemata sulla sedia che ho occupato per tutta la vita, e nell’atteggiamento che prendo quando sto pensando, tipico dei momenti dedicati alla scrittura”. Forse questi personaggi una strizzatina d’occhio a santi e crocifissi l’hanno data, cercando di essere quasi dei santi laici, o dei padreterni delle loro discipline. Discorso a parte merita la salma di Lenin, ancor oggi in perfetto stato grazie ad una serie di stratagemmi e che forse è quella che si avvicina maggiormente ad una santificazione non religiosa ma pregna di altrettanto fanatismo. Una lettura sempre divertente, e sorprendente, sicuramente inusuale, che ha lo scopo di raccontare per il piacere di farlo, non va a cercare orizzonti sociologici, o a tentare di dipanare questioni fondamentali. Semplicemente ci intrattiene, e sembra che il racconto scivoli nel raccontato, le reliquie, alla fine delle loro peregrinazioni, restano quel che sono, un dito, ossa, un cervello, una ciocca di capelli cui nessuno chiede loro un miracolo, una volta varcata la porta del museo “virtuale” creato da Castronuovo ci resta un gradevole ricordo, e così i racconti ci raccontano, ci fanno passare il tempo, sorridere e diventano la reliquia della reliquia in un paradossale gioco di specchi. Un libro veramente singolare per l’argomento trattato, ma di piacevolissima lettura per la bravura di Castronuovo, dallo scrivere colto e leggiadro, misurato ma libero di scivolare fra descrizione scientifica, fedeltà storica e sottile e costante humor. La narrazione non cade mai nel didascalico, rischiando di farsi sterile e innaturale reliquia, ma regala una nuova esistenza a pezzi di vita costretti a un futuro privo di emozioni, per gli ineffabili istanti della lettura il sangue sembra ricominciare a pulsare in corpi imbalsamati e così Castronuovo riesce nel miracolo di riattaccare il significato a parti anatomiche che altrimenti rischiano di restare una fredda collezione.

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