Recensioni / Un mestiere fasullo

«Quando mi sono trovata a fare la critica d’arte ho visto che era un mestiere fasullo, completamente fasullo». Le parole di Carla Lonzi in Autoritratto sono paradigmatiche della figura di una delle maggiori intellettuali italiane del XX secolo, critica d’arte di straordinaria aderenza ai tempi caldi dell’arte degli anni Sessanta, poi madre e filosofa fondante del neofemminismo italiano negli anni Settanta. Una figura di radicalità estrema, che ha saputo lasciare segni in virtù di un pensiero rigoroso e selvaggio al tempo stesso, lucidissimo e di rottura sempre. Negli ultimi anni Quodlibet ha intrapreso la meritoria opera di ristampa di tutta la produzione di Lonzi, sotto la curatela di Laura Iamurri, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Roma Tre. In Un margine che sfugge. Carla Lonzi e l’arte in Italia 1955-1970, Iamurri ne analizza con documentata e puntigliosa attenzione la formazione intellettuale in ambito longhiano. Attraverso la corrispondenza inedita con l’amica Marisa Volpi, vediamo i primi passi di una giovane donna impegnata nell’osservare criticamente l’orizzonte culturale della sua epoca. Quando si avvicina alla critica d’arte Carla Lonzi non smette di porsi domande ma, anzi, comincia a spingere in direzione di una maggiore comprensione. Un processo senza compromessi che la porterà a mettere in dubbio le fondamenta stessa del fare critica d’arte, fino a una rinuncia che non sarà per la studiosa una sconfitta, ma una svolta voluta e conquistata in direzione di nuove frontiere del pensiero. Laura Iamurri ricostruisce dunque i tempi e i modi di questo viaggio, gettando nuova luce su una produzione intellettuale tra le più stimolanti del nostro tempo.