Recensioni / La storia raccontata lontano dai manuali

Cosa succede alla Storia con la esse maiuscola, se perde all’improvviso il suo passo solenne e ordinato da manuale scolastico? Cosa succede se quella stessa storia ci viene presentata in caratteri minuscoli, priva di qualunque gerarchia, mero assommarsi delle più diverse e scriteriate bizzarrie della mente umana? Beh, inutile negarlo: l’effetto è inquietante e straniante, sì che ci appare sotto una luce diversa la stessa idea di civiltà che ci eravamo fatti leggendo i manuali di cui sopra.
È esattamente questa la sensazione che si ricava leggendo Europeana. Breve storia del XX secolo (Quodlibet) di Patrik Ourednik, scrittore praghese che con indubbia abilità e altrettanto rigore mette in fila guerre, ideologie, consumi, avanzamenti tecnologico-scientifici, fantasie religiose. Ma mentre ci offre tale catalogo enciclopedico, che credevamo di conoscere, rimescola le carte. E finisce così per lasciarci attoniti a osservare il manicomio di un secolo che si apre con l’invenzione (sottovalutata) della carta igienica (in Svizzera, nel 1901) e prosegue con il fiorire di nuove forme di religiosità (Scientology, testimoni di Geova, pentecostali, New Age).
Intanto si impongono scuola dell’obbligo e cultura di massa, ma l’uomo non migliora affatto: semmai questo è il secolo dei genocidi. Oltre che delle bambole, fabbricate in un numero 12.500 volte superiore all’Ottocento. Un nome su tutti: Barbie, nata nel 1959 (“era alta trenta centimetri e aveva un grosso seno e fianchi formosi e vita sottile ed era la prima bambola che si comportava da adulto”).
Siamo soltanto a pagina 59 del folle compendio storico sul secolo breve concepito da Patrik Ourednik e già risuonano nelle orecchie le parole del Macbeth shakesperiano: “La vita (...) è un racconto narrato da un idiota, pieno di strepiti e furori, che non significa niente”. Il guaio arriva quando qualcuno vuole attribuire a tale racconto un senso e una forma. Come il politologo Francis Fukuyama, che davanti al crollo del muro di Berlino, predica la “fine della storia” e l’avvento definitivo della democrazia liberale. Commenta sapido Ourednik: “...molti non conoscevano questa teoria e continuavano a fare storia come se niente fosse”. Tranquilli dunque: il delirio può continuare.