Recensioni / Trent’anni di stratificazioni teoriche sulla forma della città

A trent’anni di distanza, Boeri coraggiosamente pubblica la sua tesi di dottorato, per riaffermare le ragioni che lo indussero a scegliere un tema di ricerca giudicato allora distante dalla disciplina urbanistica e per suscitare un rinnovato interesse verso i tre testi fondamentali (“Il territorio dell’architettura” di Gregotti, “L’architettura della città” di Rossi, “Il significato della città” di Aymonino). L’obiettivo è duplice: mettere in evidenza quanto il sapere urbano contenuto in quegli scritti fosse più profondo di quello compreso nella normativa urbanistica e nello stesso tempo rileggere criticamente l’approccio logico-scientifico dei fenomeni urbani che rifiutava come campo di indagine lo spazio visibile della città contemporanea.
Rielaborato e ampliato, il testo si presenta in una forma ancora aperta a integrazioni, così come dimostrato dalle lunghe note in calce che lo accompagnano e dalla decisione di aggiungere due nuovi capitoli dedicati alle figure e all’opera di Bernardo Secchi e di Giancarlo De Carlo.
Il saggio compie una rilettura trasversale degli scritti-progetti di questi autori-architetti, ipotizzando analogie e proponendo nuove definizioni di città (“interna”, “consensuale”) lontane dalla complessità del reale. È qui, nella sua stridente assenza, che l’Anticittà dimostra di essere ancora la vera protagonista del racconto urbano di Boeri.