Recensioni / Oskar Grotesk, a Roma un sorriso che incanta i tedeschi

Bruno Maccallini è protagonista (purtroppo solo fino a questa sera) di uno straordinario one man show, novanta minuti, tragici, esilaranti, affascinanti, al Teatro Cometa Off, un’anteprima della prossima stagione teatrale. Due specchi, una lavagna, un’orchestrina di tre elementi, tromba, contrabbasso, pianoforte, e un bidone di benzina ridipinto di rosso con la scritta Berlin, quanto basta per ricreare un’éra. Oskar Grotesk è entertainer, il conferenziere, la figura del film “Cabaret” con Liza Minelli, un po’ mago, prestigiatore, mimo, cantante, comico, imbroglione quanto basta (e non basta mai) per sopravvivere. Il suo è il teatrino vero, quello della vita, meno luccicante di quello hollywoodiano. Maccallini ha curato il testo, avvalendosi della collaborazione di un’esperta come Antonella Ottai, autrice del saggio Ridere rende liberi, pubblicato l’anno scorso da Quodlibet. Le battute sono in parte quelle di Tucholsky, e le musiche curate da Pino Cangialosi sono ispirate a Kurt Weill e Friedrich Holländer, di cui basta ricordare che fu autore di Ich bin vom Kopf bis Füss auf Liebe eingestellt, quella che cantava Marlene Dietrich ne L’Angelo Azzurro, sono fatta per l’amore dalla testa ai piedi.

Maccallini passa senza pause da un registro all’altro, dal tragico al comico, coinvolge il pubblico, lancia sugli spettatori i Witz, le barzellette ebraiche, amare e corrosive, si traveste in scena, accenna un passo di danza, tenta un gioco di prestigio che non riuscirà… anzi, recita anche i silenzi, fulminanti. Senza arretrare innanzi a discorsi filosofici, “cos’è un buco? Un vuoto tra due pieni…”, in una sintesi leggera e profonda. Niente affatto facile. Ridendo dei nazisti e di se stessa, la Repubblica di Weimar precipita nella tragedia nazista. Ridere rende liberi, ma porta alle camere a gas. I Grotesk della storia erano quasi tutti ebrei, e finirono a Auschwitz. Alla fine, Maccallini si toglie la maschera di Grotesk, si mette gli occhiali e legge i loro nomi.

La Germania è di moda, nel bene e nel male, e alcuni, molti, ne parlano senza conoscerla. Bruno è un esperto, vi ha vissuto, e vi lavora da decenni. Per i tedeschi è lui “il volto dell’Italia”, insieme con Marcello Mastroianni, il simbolo del rapporto tra i nostri due Paesi, fatto d’amore e di rivalità, di malintesi e di incomprensioni. Come in ogni amore: sarà un luogo comune, ma è anche vero. Una sua battuta, quella di un lontano spot tv del Nescafé, è entrata come un modo di dire nel linguaggio comune: “Ich habe doch gar kein Auto”, ma io non ho un’auto, accompagnata dal sorriso di Bruno, giovane, bruno, seducente. L’italiano che ti conquista ma non imbroglia. Il bersaglio dell’ironia, è la sicurezza e la presunta superiorità dei prussiani. Contro i pregiudizi, loro sanno ridere anche di se stessi.

Una ragazza entra furibonda nella casa del vicino: lei parcheggia al mio posto, lo rimprovera. Lui risponde in italiano, veloce, incomprensibile, musicale, irresistibile, offre alla sconosciuta un cappuccino, come un magico filtro, lei si ammansisce, e solo alla fine, le rivela in tedesco maccaronico con un sorriso: “Ich habe gar kein Auto, Signorina”, ma io non ho auto. La réclame di un cappuccino istantaneo. Bruno seppe condensare in quel sorriso e in quelle poche parole, tutto il fascino di una filosofia di vita mediterranea.

“Cappuccino charmeur” lo chiamano, e non lo dimenticano 25 anni dopo quella sua prima apparizione. Bruno ha interpretato altri spot, e anche film. È stato per undici anni il compagno dell’attrice, una diva televisiva. Hanno scritto libri sempre centrati sul rapporto tra italiani e tedeschi, tra amore e cucina, tra la Prussia e il Mediterraneo. Mentre al Testaccio, andava in scena “Grotesk”, alla Tv tedesca passava la replica di un loro film, Zwei Esel auf Sardinien, storia di una vacanza in Sardegna. Non sarà un capolavoro, ma Maccallini ha fatto per noi italiani a partire da quel lontano spot, più di molti nostri politici. Grotesk è un conferenziere mitteleuropeo con il fascino mediterraneo di Bruno.