Avvicinandosi il quarantesimo anniversario della scomparsa di Maria Callas, puntuale giunge questo contributo critico, articolato in trentasette saggi che ruotano intorno alla Callas «professionista della musica e interprete, ossia soggetto attivo» e alla Callas come «oggetto del discorso creativo, critico, antropologico, sociologico». Tutto nasce da un convegno tenutosi a Roma nel 2007, ma in seguito ad esso ci sono diversi aggiornamenti e tutti i testi sono stati arricchiti da uno scrupoloso lavoro di editing. Così la Callas soggetto e oggetto diventa quasi una materia di studio accademico (il convegno fu promosso dall’Università Roma Tre) e in gran parte degli autori si avverte la volontà di affrontare gli argomenti assegnati con la massimo serietà. Ciò vale in parte anche per i ricordi – non tutti inediti – di coloro che collaborarono con la Callas o che assistettero regolarmente alle sue recite. È difficile non lasciarsi catturare dalle rievocazioni di William Weaver, Hans Werner Henze, Filippo Crivelli, Marcello Conati e Luciano Alberti, e gli ultimi due in particolare danno l’impressione di aver riflettuto per una vita intera sulle esperienze teatro-musicali vissute allora. Tra i saggi più specificatamente musicologici, non manca qualche passo falso di chi è abituato ad occuparsi più di partiture stampate che di creatività interpretativa, male analisi musicali di Cesare Orselli riguardanti l’incontro della Callas con il Verismo valgono da sole il volume. Altrettanto definitive mi sembrano le informazioni forniteci da Jacopo Pellegrini sul Turco in Italia romano del 1950. Esemplare il resoconto informatissimo di Franco Serpa del dibattito culturale stimolata dalla Medea romana nel 1955, e ricco di interesse (manca solo un riferimento al dialogo del soprano-regista con la prima ballerina Natalia Makarova in occasione dei Vespri siciliani torinesi) si rivela il saggio di Concetta Lo Iacono sulla «Lirica sulla corporeità». Persino le riflessioni di Simona Segre Reinach su «Un guardaroba leggendario» spiccano per la loro vivacità territoriale. Seicento pagine sono tante (e le foto contenute sono pochine), ma quasi nulla qui appare superfluo e l’argomento viene tutt’altro che esaurito…