MA GUARDA CHI SI VEDE. Enrico Brizzi sulle pagine dell'«Unità» (sabato 14 ottobre) vuota il sacco del suo malcontento: «La gioventù - ci dice - è quella cosa in cui per eccitarsi, per esempio, non si chiede il permesso prima a chi ci eccita: ci si eccita e basta». Sconvolgente! Non solo per il contenuto (dirompente!), ma soprattutto per la sintassi e per lo stile. Brizzi confessa anche (impudente!) di preferire: una vespetta alla Saab 9000; le sigarette americane ai mezzi toscani; gli Einstürzende Neubauten (eccitanti!) a Claudio Villa (ributtante!). «L'immaturità, - aggiunge -, con tutte le implicazioni che comporta è l'unica possibile forza destabilizzante in questa società mummificata» (provocante!). Ora che abbiamo letto, dopo Jack Frusciante, anche l’editoriale di Brizzi ci sentiamo tutti un po’ più destabilizzati di prima.
NON ALTRETTANTO DIROMPENTE è un altro giovane scrittore (più o meno coetaneo di Brizzi), i cui racconti escono dall'editore Quodlibet di Macerata. Si chiama Miljenko Jergovic. Anche lui, come Brizzi, ama le sigarette americane, e il suo libro si intitola Le Marlboro di Sarajevo. Anche lui scrive editoriali, ma su giornali bosniaci e croati. Non sappiamo se, come Brizzi, anche Jergovic sia convinto che «i soli giovani imbrigliabili sono i tanti adolescenti per età, ma cinquantenni nei modi e nel cuore» (perturbante!). Dobbiamo dunque accontentarci di leggere i suoi racconti di guerra.
PICCOLE STORIE «senza importanza»: un viaggio in autobus, una nausea montante, l'orrore oltre il finestrino, il vomito, una seicento che sorpassa la corriera e va a schiantarsi poco più in là. Poi: un amore infedele: un convoglio che abbandona Sarajevo; la ragazza del sassofonista conosciuta al caffé Belgrado; e così via. Jergovic, pur essendo giovane, non é certo, come Brizzi, un «agente provocatorio del Caos». La sua non è una sintassi eccitante, né dirompente, né perturbante, né destabilizzante. Quel che gli interessa è la «ricostruzione degli eventi», titolo della seconda e più conspicua sezione del suo bellissimo libro sulla catastrofe pubblica e privata. Non si sa se Jergovic sottoscriverebbe mai 1'affermazione (travolgente!) di Brizzi: «preferisco l’incoerenza e il cambiare sempre al silenzio mortale della rettitudine etica e stilistica». Forse è anche lui uno di quei «giovani imbrigliabili» che non piacciono a Jack Frusciante. Jergovic, a quanto pare, non ha nessuna intenzione di uscire dal gruppo, a costo di saltare in aria per una bomba. In compenso, gli italiani non lo leggeranno mai, non se ne parlerà a nessun convegno di narrativa «gggiovane», non scriverà editoriali sull'«Unità», non venderà trentamila copie del suo libro. Così impara.
IMPARA ANCHE. Agota Kristof. Che non è giovane, non è un «agente provocatorio del Caos», non ama gli Einstürzende Neubauten (eccitanti!), non va in vespa ma è solo una grande scrittrice. Magra consolazione: perché i suoi primi due libri, pubblicati qualche anno fa da Guanda, a differenza di Jack Frusciante sono passati del tutto inosservati. E il suo terzo romanzo, Le troisième mensonge, visto il fallimento dei precedenti forse non uscirà mai in Italia. Men che meno il quarto, Hier, appena uscito da Seuil in Francia, dove la Kristof (ungherese fuggita in Svizzera nel ‘56) viene considerata uno degli autori contemporanei più importanti. Probabilmente i lettori francesi condividono quel che della letteratura sosteneva Rilke: che cioè per scrivere anche un solo verso bisogna aver vissuto molte notti d'amore, bisogna aver conosciuto la solitudine, bisogna aver visto molte città, uomini e cose, bisogna aver vissuto incontri inaspettati e separazioni dolorose, bisogna aver visto i morti, essere rimasti con loro «nella camera con la finestra aperta e i rumori che giungono a folate». E poi bisogna dimenticare tutto e aspettare che la memoria ritorni, a poco a poco. Non basta preferire gli Einstürzende Neubauten (eccitanti!) a Claudio Villa.