Recensioni / La Dolores Prato giornalista e l’attacco a Roma capitale

Valentina Polci ha presentato Voce fuori coro durante un incontro organizzato dal Soroptimist di Macerata

Una delle scuole elementari più note di Macerata è intitolata a Dolores Prato e penso che agli alunni che la frequentano si darà ragione del personaggio cui degnamente la scuola è intitolata. Dolores Prato è conosciuta soprattutto per il romanzo Giù la piazza non c’è nessuno che quando uscì fece fremere ed irritare molti abitanti di Treia di cui si facevano nome e cognome e che avevano avuto parte non sempre gradevole nella storia di vita di Dolores. Ma quel libro non è la sua sola opera, tra gli altri ce n’è uno Scottature che ha avuto l’onore di essere tradotto in francese da un editore molto importante con il titolo Brulures, ed altri sempre legati alla sua memoria di bambina abbandonata dalla madre e affidata a uno zio prete di Treia che l’ha fatta studiare fino alla laurea coltivando così la sua intelligenza e la sua formazione. È stata anche giornalista di «Paese Sera» e di altri giornali e dei suoi articoli ha dato conto in una riunione del club Soroptimist di Macerata la giornalista e ricercatrice Valentina Polci.
Con grande accuratezza ha parlato della Prato mettendo in evidenza anzitutto la sua qualità di giornalista la cui caratteristica principale è stata la polemica e in particolare la polemica su Roma. Gli scritti sono stati raccolti con difficoltà perché «Paese Sera» non ha un archivio. Ci sono due appassionati studiosi della Prato che le sono stati vicino fino alla morte, di cui per discrezione preferisco non fare il nome, i quali hanno conservato e ritrovato manoscritti di articoli, appunti per essi fatti sui fogli più impensati e che soprattutto hanno raccolto le confidenze fatte da lei negli anni in cui scriveva preoccupata se “i suoi pezzi” non uscivano quando li aveva inviati. L’attacco a Roma capitale è il leitmotiv della sua critica. La Roma dei primissimi anni del novecento quella con il suo tradizionale tracciato gibboso tra salite e discese, quella cattolica come lei la chiama, è stata deturpata dalla visione torinese delle città squadrate con i lunghi viali rettilinei e l’orgoglio di monumenti assolutamente insulsi come è per lei l’altare della patria, con quel biancore che non ha niente a che vedere con il travertino romano, con quella forma simile a una macchina da scrivere che non ha precedenti nella storia architettonica di Roma e soprattutto con la sua collocazione tale che non si possa vedere da lì il Campidoglio come prima accadeva. Su questa Roma che ha perduto il suo colore aristocratico, il suo travertino modesto e ha voluto imbellettarsi con archi e vialoni, la sua critica è continua.
Bisogna leggerlo il libro Voce fuori coro di Dolores Prato, trascrizione e commento dei frammenti autografi su Roma capitale d’Italia edizioni Quodlibet Studio per cogliere la violenza della sua polemica che giornalisticamente non può essere convenientemente riportata. Questa signora che è vissuta a lungo, che non ha mai smesso di tenere segreta la sua vita privata della quale ogni tanto emergono episodi e fatti curiosi molto legati da una parte all’educazione chiusa e ristretta ricevuta, molto cattolica e conformista e dall’altra dal continuo anelito alla libertà fino alla fine della sua vita. Personaggio complesso dunque che forse non è tanto adatto per essere il nome di una scuola elementare, ma più di una via, di una piazza, di un luogo di incontro e di scontro di ideologie diverse che hanno poco a vedere però con un interesse per l’infanzia. Il libro della Polci è recentissimo e a suo dire l’autrice non ha finito di indagare tutto il segreto mondo del pensiero di Dolores al quale i critici riconoscono l’uso di una lingua varia e moderna adattabile alle situazioni e rappresentativa della lingua italiana che non è una.