Recensioni / Creatività

Pubblicato per la prima volta nel 1978 come voce dell’Enciclopedia Einaudi, il saggio del filosofo Emilio Garroni sul concetto di creatività, ha superato in maniera egregia la prova del tempo, rappresentando ancora oggi un utile strumento per comprendere uno dei termini più abusati del XXI secolo. Come messo in evidenza da Paolo Virno nella prefazione al libro, in nessuna altra epoca come nel nostro presente storico la creatività ha conosciuto una popolarità ed una diffusione così ampie da divenire al tempo stesso un oggetto sacro, degno di adorazione, ed “un argomento straordinariamente noioso”, difficile da spiegare e da interpretare.
Ma cosa è in realtà la creatività? Elemento indispensabile del comportamento umano, la questione della creatività è stata posta come problema scientifico solo in tempi recenti. Emilio Garroni, nella sua riflessione sull’argomento, parte dall’esplorazione di ciò che il linguaggio comune intende con il termine creatività, per arrivare ad individuare la funzione biologica della stessa. Muovendo dalla distinzione tra istinto e intelligenza, l’autore si sofferma sulla insensatezza dell’istituire una contrapposizione netta tra un carattere, considerato dal sentire collettivo come tipicamente umano, ossia l’essere intelligente assimilato per estensione all’essere creativo, ed uno proprio del mondo animale, qual è l’essere dominato da un impulso naturale. “La natura – scrive Garroni – non è affatto così rigida da non ammettere riassestamenti cospicui e quindi anche innovazioni, né la cultura è così nobile e creativa da escludere la presenza di certe costanti”. La distinzione tra natura e cultura, tra comportamenti prestabiliti e comportamenti innovativi, lungi dall’offrire un ausilio alla comprensione del concetto di creatività, ha avuto il solo merito di acuire il divario tra l’uomo e le altre specie animali, portando ad una presunta superiorità di Homo Sapiens sul resto dei viventi. Sostenere che l’uomo fosse l’unico detentore dell’intelligenza, e quindi della creatività, è apparsa la strada più facile da percorrere per spiegare la nostra natura ed il senso del nostro esistere, contribuendo alla formazione di certezze, rivelatesi poi puramente illusorie. L’intelligenza non solo non è un tratto specifico dell’uomo, ma è al contrario una capacità che si può riscontrare in tutto il mondo animale. Francesco Ferretti, filosofo del linguaggio presso l’Università Roma Tre, ha mostrato come sia proprio l’intelligenza ad istituire una continuità tra gli esseri umani e gli altri animali, e come a partire dall’intelligenza anche il linguaggio – simbolo per eccellenza della “differenza qualitativa” tra umani e non umani – diviene un tratto che “rende l’essere umano specifico senza renderlo speciale”(Perché non siamo speciali. Mente, linguaggio e natura umana, Laterza, Bari 2007).
L’uomo, diversamente dagli altri animali, è un essere biologicamente immaturo, scarsamente specializzato, e perciò mancante, che necessita della cultura per la propria sopravvivenza. Questo non significa che gli altri animali non possano assumere comportamenti culturali, ma che a differenza dell’uomo, le altre specie riescono a sopravvivere anche in assenza di cultura. La creatività, allora, altro non è che una forma dell’adattamento umano, che per sua costituzione non può mai essere un adattamento totale.
In questo stato di profonda incertezza, l’arte diviene lo strumento che favorisce quello che Virno ha definito “un adattamento di secondo grado”, ossia la capacità di adattarsi “alla cronica incompletezza dell’adattamento”. L’arte, per Garroni, non restituisce una rappresentazione immaginaria della realtà, né tanto meno è riconducibile ad un comportamento estetico che trascende il comportamento praticointellettuale. Le espressioni artistiche sono, invece, ciò che rafforzano le connessioni esistenti tra l’immagine estetica del mondo ed il mondo stesso, in quanto contribuiscono a rendere l’uomo maggiormente cosciente dell’ambiente in cui vive. “L’arte – quindi – non fornisce un doppio della conoscenza, come qualcosa in più rispetto ad essa; ma è radicata nel conoscere”. Questa capacità dell’arte di favorire l’adattamento umano, anche se è ciò che rende l’uomo più consapevole dei propri limiti, generando ansie e paure, è allo stesso tempo “l’unica, realistica garanzia di adattamento su cui è possibile contare”.