Recensioni / L'umano lusso del superfluo

Nelle poesie sulla moda di Patrizia Cavalli l'abito fa il monaco

A distanza di sei anni da una prima edizione di lusso stampata per la Deste Foundation for Contemporary Art, torna in libreria l’incantevole silloge di poesie (e un racconto) sulla moda di Patrizia Cavalli. Anche in questo caso vengono pubblicate le pagine del manoscritto originale, su cui sono incollate riproduzioni di abiti di Alexander McQueen, Viktor & Rolf o di Stephan Janson. Come sempre l’abito fa il monaco, tanto che si tratti di una «Caravaggesca – giacca da baro», che si toglie quando si viene scoperti, del paio di scarpe preferite, multicolori come quelle di Arlecchino, gialle, grigie e rosse. Resta nella memoria la frequentazione dell’amica newyorkese Mary, che accumula dentro sacchi di plastica, l’intera e costosissima collezione degli abiti di Issey Miyake, per provarli qualche istante, e poi rimetterli subito nella loro oscura dimora «erano troppi, ma alcuni perlomeno restavano negli occhi». Non compare nella silloge una lirica sulle tasche, che suscitò a un evento, l’entusiasmo dello staff di Valentino, per la quantità imaginifica di dettagli che aveva fatto immaginare. A sovrintendere al tutto, in queste scritture lievi, sta una affermazione categorica, quella per cui: «d’altronde è dell’umano il lusso del superfluo».