Recensioni / Le insidie coniugali delle ville a schiera

Da pagina 169 a pagina 197, cioè l’ultimo capitolo del libro, ecco la sintesi «terrificante» della vita matrimoniale oggi. Un esempio? I delitti delle «villette a schiera» dagli interni perfetti. «Sterilizzati come sale operatorie». Ma è proprio qui che «i mariti si accaniscono sulle mogli per imbrattare di sangue il parquet tirato a lucido…». Toni caricati, la parte per il tutto, forse. Ma la conclusione icastica dell’analisi già diluita nelle varie scene di ménage familiare raccontate con piglio pagina dopo pagina, preludio al finale nudo e crudo, va a segno. In Vita coniugale (Quodlibet Compagnia Extra, pagine 197, e 15), Ivan Levrini compone un mosaico quotidiano, in cui molti coniugi possono riconoscersi: «E lì, seduto sul divano, e getta lo sguardo nel vuoto. Cosa penserebbe la moglie nel vederlo in uno stato di assenza? Potrebbe fraintendere le cose, travisare i fatti, avvertire nel marito un segno di scarsa collaborazione, un’indifferenza nella scelta del vestito più adatto. Che uomo insensibile! Io qui a preoccuparmi di cosa indossare e lui seduto sul divano che se ne frega…». Crisi in agguato: «Stordito, demolito, incapace di reagire, il marito incassa… La moglie lo ha messo alle corde. Lei parla di una totale assenza di spazio ludico, di insensibilità emotiva… Una frase più oscura dell’altra che lui non riesce a decifrare…». E probabile che l’autore (Reggio Emilia, 1958), insegnante di liceo, pubblicista e autore rodato (tra l’altro con i racconti Semplici svolte del destino, QuiEdit, 2011), abbia pescato anche fra gli episodi della sua vita privata. Partendo dall’io spesso si azzecca.