Recensioni / Intervista ad Antonio Castronuovo

Francesco Casetti, nel fondamentale La galassia Lumière (Bompiani) inserisce «reliquia» tra le sette parole chiave per il cinema che viene. L’industria culturale produce reliquie di film. Pensateci. E il cinema in sé non è una reliquia? Certo che sì. Potrei dire che parliamo di Ossa, cervelli, mummie e capelli (Quodlibet) per tutti questi teoricissimi motivi. La verità è che, semplicemente, il libro di Antonio Castronuovo ci piace. E sì, certo: racconta di reliquie.
Facendo a meno di evocare La lingua del Santo, è la cronaca a chiederci di parlare su queste pagine del tuo libro: giorni fa è stata rubata una «scheggia di cervello» di San Giovanni Bosco…
 Non so per quale motivo sia stata sottratta quella reliquia, se per eccesso di fede o che. Nel libro comunque tratto un particolare tipo di reliquia, che è quella profana: nulla a che fare con quelle sacre e con i rituali a esse collegate. E nulla a che fare col riscatto richiesto da chi rubò la salma di Mike Bongiorno. È una tipologia che pertiene esclusivamente a ciò che Walter Benjamin chiamava «follia» del collezionismo. Al suo feticismo. Alla sua insaziabilità. Tu compreresti il pene di Napoleone a un’asta? Io no. Eppure…
Dal cervello di Einstein alla mummia di Lenin, passando per il dito di Galileo e il cranio di Mozart prendi in esame la storia picaresca di questi frammenti di celebrità, con un’ironia priva di pathos, parlando di cose morte…
 Sì, ero interessato al viaggio farneticante di questi pezzi umani, passati di mano in mano nel corso del tempo. Il registro non poteva che essere satirico. 
Sono da sempre interessato al corpo, fisicamente inteso. Alla sua sofferenza. Alla dimensione plateale e pubblica. È da Suicidi d’autore (Stampa alternativa) che mi occupo di questo: lì raccoglievo storie di personaggi celebri che s’erano tolti la vita, teorizzando il fatto che probabilmente l’avevano fatto per rendere compiuta la loro esistenza fuori dall’ordinario. In La vedova allegra (Stampa alternativa) ho raccontato la storia della ghigliottina, produttrice di vedove, «allegra» perché al tempo della tarda Rivoluzione francese era parecchio attiva…
  Mi piacerebbe vedere un film tratto da una di queste storie. Che recuperasse il tuo sguardo, colto e paradossale. Ce ne è una che ti sei pentito di non aver raccontato? 
In tanti mi chiedono perché non ho narrato del pene di Rasputin, conservato nei suoi 35 cm. Io rispondo che, tra quello e Napoleone, dovevo scegliere. Non volevo fare un libro del…

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