Recensioni / Quando Viola intervistava Rivera sul tram

Il giornalista milanese ha tracciato un solco nella storia del calcio italiano

Per via del padre aveva origini salernitane Beppe Viola, giornalista, umorista, paroliere, sceneggiatore, “collezionista di colesterolo”, amatissimo conduttore della “Domenica Sportiva” dall’indole libertaria che, però. gli fu da ostacolo per far carriera nella Rai dove venne assunto nel 1961 dopo aver risposto negativamente della commissione se era comunista.
Del padre, incallito scommettitore di cavalli, e di quel nonno di Contursi che non fece mai un cavolo nella vita, salvo sposare due ricchissime signore che lo mantennero, Beppe Viola racconterà spesso divertenti aneddoti. Come quelli che si possono leggere in Vite vere compresa la mia (Quodlibet Editore, pag 278, euro 17.00), volume che raccoglie suoi articoli già pubblicati sul noto mensile di fumetti e illustrazioni “Linus”.
Sono da leggere tutti di un fiato questi pezzi per ritrovare l’insuperabile talento ed humour del Nostro “milanese-salernitano” il quale riusciva ad alternare con abilità degli irresistibili sketch ad alcuni favolosi (e stravaganti) racconti sui milanesi e su quella Milano del tempo che non c’é più dove si poteva ancora fare con Gianni Rivera un’intervista sul tram diventata poi una chicca nelle teche della Rai.
Viola squaderna, inoltre, sagacissimi e pungenti commenti su letteratura, musica, politica, cinema, costume, ricorda le sue scorribande con gli amici fraterni Enzo Jannacci, Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto e, naturalmente, racconta con competenza di calcio che riteneva la cosa più seria (e divertente) rimasta nel nostro Paese.
In un articolo sul Napoli degli inizi degli anni ottanta, orchestrato dalle retrovie dall’olandese Krol, mette in bocca ad un cameriere-tifoso del club azzurro le parole che seguono: «Guai a chi tocca Rudy Krol. Avete visto quanto è bello. Un principe e noi come un principe lo trattiamo. Si fotte mezzo miliardo l’anno, qualche volta gioca una chiavica, ma noi lo adoriamo e quando viene al ristorante ci picchiamo per servirlo nel migliore dei modi…».
Romantico e passionale innamorato del gioco della pelota (talmente innamorato che una volta alla Domenica Sportiva decise di raccontare un bruttissimo Inter Milan con il filmato di un precedente derby certamente più entusiasmante), ci sarebbe da chiedersi cosa scriverebbe sul calcio show-business di oggi. Sicuramente su un caso come quello di Donnarumma (e di quell’equivoco personaggio che è il suo procuratore) avrebbe sentenziato «Andate tutti a c…».
Beppe Viola morì improvvisamente a quarantatré anni il 17 ottobre del 1982, stava montando per “La Domenica Sportiva” il servizio sulla partita Inter Napoli 2-2.
Dalla sua scomparsa di cronisti di calcio scanzonati, estrosi, notevoli ne sono venuti su molto (ma molto) pochi. Oggi chi pontifica nei salotti televisivi del tiki-taka e nelle redazioni sportive dei giornali, il più delle volte, è uno spacciatore di fuffa.

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