La nuova raccolta di scritti del giornalista che amava la città «perché trovasi a 600 km da Roma»
Si può aprire una pagina a caso tra le 239 di «Sportivo sarà lei» (Quodlibet, 17 euro ben spesi) per divertirsi, pensare, ridere, piangere e rimpiangere. Si entra ancora una volta in quel mondo che solo Beppe Viola sapeva raccontare così. Un mondo fatto di scommesse, cavalli, bestie, San Siro, carte, osterie, tram, nebbia, personaggi, gergo. Sono racconti, lettere, soggetti cinematografici, progetti di spot, appunti, cose scritte con Enzo Jannacci, un altro giro di Quelli che.
IL LIBRO Giornalista, scrittore, umorista, ma qualunque definizione risulta riduttiva, Viola torna in libreria giovedì grazie (davvero) a una raccolta di «fogli, foglietti, appunti, più un tot di pezzi strepitosi, distribuiti a chi capiva la stoffa e chi no», come scrive Giorgio Terruzzi che l’ha curata con Marco Pastonesi. Materiale uscito già nel 1985 in «Inediti e dimenticati», a cura dei benemeriti di cui sopra. Alcuni scritti erano stati già pubblicati su giornali e riviste. Inediti- o no, dimenticarli sarebbe stato un crimine.
LA PRESENTAZIONE Viola nacque nel 1939 e morì nel 1982 a Milano. Alle 21 di oggi 3 ottobre, mese in cui nacque e morì, «Sportivo sarà lei» sarà presentato alla libreria Lirus di via Vitruvio 43 a Milano con Marina Viola (figlia), Giorgio Terruzzi e altri ospiti tra cui Diego Abatantuono, Cochi, personaggi che popolavano le notti di Milano che Viola viveva e raccontava. Marina ha scritto la struggente prefazione, quattro anni dopo l’uscita del suo libro «Mio padre è stato anche Beppe Viola», ancora più struggente pur nella sua brillante rappresentazione di un padre, come scrive, «un po’ particolare». Terruzzi lavorava a Magazine, l’agenzia giornalistica di Viola, altrimenti detta Marchettificio: «Una roba creata insieme ad alcuni amici e colleghi per tirare a casa qualche lira senza correre il rischio della galera», scriveva in una lettera di presentazione al presidente del Coni Franco Carraro, pubblicata nel libro.
LA CITTÀ Milano gronda dalle pagine di «Sportivo sarà lei». Era la città, scrive Viola nel racconto «Patetico 3», «che io amo perché mi ha fatto conoscere il mondo fin da bambino, ma soprattutto perché trovasi a seicento chilometri circa da Roma, posto troppo importante per essere vero». Si va da via Lomellina («in arte via Lomella»), a San Siro inteso come stadio e soprattutto come ippodromo. Si parla del Me azza, non nel senso dello stadio o dell’ex giocatore di calcio, ma di un professionista dell’ippodromo e del mondo delle scommesse. C’è il derby, ma soprattutto il Derby, locale di via Monte Rosa da cui sono usciti campioni della musica e dello spettacolo di quegli anni. Nella miniera che costituisce questo libro, come tutti gli altri di Viola, c’è una pagina intitolata «Risposte previste» a una domanda fissa: Cosa ci vorrebbe in Italia? Si va dal «Ci vorrebbe che non ci fosse il Sud» a «un’altra tv». Ecco, sicuramente ci vorrebbe Beppe Viola.