Il libro di Lucina Caravaggi e Cristina Imbroglini - Paesaggi socialmente utili. Accoglienza e assistenza come dispositivi di progetto e trasformazione urbana (Quodlibet, 2016) - è il racconto di una ricerca, qualcosa che recentemente si fa sempre più fatica a incontrare nelle riviste di settore o nelle collane di urbanistica. Così mi accingo a una lettura che so non sarà né veloce, né facile perché il racconto di una ricerca non può essere sbrigativo: necessita di chiarire il quadro concettuale, gli obiettivi, l'impostazione del problema, le fonti e altre cose utili a dimostrarne la scientificità. La restituzione in poche righe di questo racconto, poi, potrebbe perfino essere complicata: ci provo comunque chiedendo anticipatamente venia se a un certo punto non si capirà bene se ciò di cui sto scrivendo è il reale pensiero delle Autrici, una mia personale interpretazione o mie autonome considerazioni.
Fin dal titolo si comprende che il libro tratta di uno dei temi chiave per il futuro della nostra società: la possibilità di mantenere in vita, mediante opportuni processi di revisione, il modello di Stato sociale costruito in Europa nel corso dell'ultimo secolo. Nell'introduzione si evidenziano i riferimenti culturali generali sui quali si fonda la ricerca: si tratta di un'interessante e generale riflessione sul welfare state, sull'evoluzione della sua natura e dei suoi modelli organizzativi dal XIX secolo fino ai giorni nostri, quando emergono criticità tali da rischiare di distruggere quanto realizzato fin qui. Le Autrici ne individuano tre fondamentali: l'invecchiamento della popolazione, l'incremento tumultuoso dei flussi migratori (per ragioni economiche o politiche) e le nuove povertà generate dalla crisi economica. La grande e in apparenza insanabile contraddizione a cui ci troviamo di fronte riguarda il fatto che a un incremento della domanda di protezione sociale corrisponde una sempre minore capacità di trovare le risorse necessarie per farvi fronte. Infatti, per effetto dell'allungamento della vita media, un numero sempre crescente di anziani richiede cure mediche e pensioni che devono essere "pagate" - se così si può dire - da una popolazione in età lavorativa che si va riducendo, in un periodo in cui cresce il numero dei disoccupati, dei poveri, degli immigrati bisognosi di aiuto e al tempo stesso, l'indebitamento pubblico ha raggiunto nel nostro Paese livelli prossimi all'insostenibilità. A fronte di tale sconfortante quadro, la strada indicata dalle due autrici è quella di un ridisegno delle attuali politiche di welfare, oggi affidate in larghissima parte allo Stato e alle sue risorse, nella direzione di un welfare di comunità, un sistema in cui insieme allo Stato anche le comunità si fanno carico del sostegno ai più deboli, ai più poveri, ai disabili, agli anziani in difficoltà. Quello che Caravaggi e Imbroglini immaginano è un welfare in cui anche gli stessi beneficiari, cioè i soggetti più deboli, contribuiscono con le loro capacità, le loro abilità, il loro impegno all'ideazione ed all'attuazione delle relative politiche...