Raissa Kabaivanska ha parlato del mito Callas dialogando ieri al «Ridotto» con Allegri e Foletto
Tutti hanno sentito il suo nome, molti hanno udito la sua voce. Già, anche tra i non appassionati d’opera il nome di Maria Callas è significativo di una grande cantante e di un personaggio che ha segnato il suo tempo. Nel 40° anniversario della morte, il Festival Verdi ha ricordato, il soprano Maria Callas che con il suo canto e il suo stile interpretativo riportò l’opera lirica al centro del dibattito intellettuale, aprendo nuovi sentieri nel repertorio e contribuendo a rafforzare in Italia il ruolo della regia operistica.
Ieri mattina al Ridotto del Regio, il grande soprano Resina Kabaivanska, il professor Luigi Allegri e il critico musicale Angelo Foletto hanno dialogato sull’artista presentando il volume “Mille e una Callas” (Edizioni Quodlibet) di Luca Aversano e Jacopo Pellegrini, presenti in sala. Nel libro, un lavoro enciclopedico di oltre seicento pagine, filosofi, storici della letteratura, immagine e farla rifulgere nel suo effettivo valore. La sfida del volume è dare un’altra prospettiva a quella che è stata non solo una grande cantante ma un personaggio chiave e attraverso di lei rileggere lo spaccato di un’epoca che non c’è più ma di cui si sente la mancanza. Quello che più mi affascina del personaggio Callas è questo stare sospeso tra una dimensione arcaico-mitica ed una più popolare da rotocalco e gossip. E` stata più di una musicista, un mito forse oltre la sua personale consapevolezza».
Il personaggio Callas occupa sempre la scena e anche quando si vorrebbe parlare di un libro che si occupa di lei, si finisce per parlare di lei e non del volume. Grande emozione ha suscitato l’intervento di “sua maestà” la Kabaivanska, come l’ha definita il direttore Meo.
«In Bulgaria, ai tempi del Comunismo, ascoltavo con un amico in una soffitta e clandestinamente le trasmissioni occidentali attraverso una radio da lui costruita. Era una cosa proibita. Dell’arte, del teatro, del cinema e della moda indagano gli effetti della sua presenza umana e artistica nella sfera dello spettacolo e del costume sociale, mentre amici e testimoni diretti ne condividono il ricordo. In copertina Maria durante una pausa delle prove di Sonnambula alla Scala nel 1955.
La presentazione del volume è stata introdotta da Anna Maria Meo direttore del Regio e dall’assessore alla Cultura del Comune Michele Guerra.
«Il volume – spiega Luca Aversano – nasce dall’esigenza di affrontare il tema Callas da un punto di vista più scientifico rispetto alla bibliografia già sterminata esistente su questo personaggio e quindi vuole essere un tentativo di trattare sia il personaggio stesso, sia l’eredità che ha lasciato nella cultura italiana del ’900 fino ad oggi, indagandola da prospettive diverse con un approccio accademico. Volevamo scrostare questa figura dal gossip, liberarla da queste incrostazioni che si sono sedimentate sulla sua. Un giorno sentii una voce che cantava prima Rossini, poi Wagner e Verdi. Un fenomeno. Non sapevo chi fosse ma captai che si trattava di un concerto Martini & Rossi. Dissi che volevo andare nel paese dove si cantava così! La sentii nella Norma, nella Tosca e nel Poliuto. Poteva affrontare parti eteree e poi cantare come un uccello notturno. Una voce così nasce forse ogni 100 anni».
Nel 1973 poi, la Kabaivanska fu scelta e diretta dalla Callas che ne curava la regia, per l’inaugurazione del Regio di Torino con I vespri siciliani di Verdi. Con la Callas seduta sul letto della stanza d`albergo, ogni momento era buono per studiare il personaggio e non mancarono i momenti di confronto serrato tra le due.
Durante la presentazione l’attrice Gabriella Franchini ha letto alcuni brani tratti dal volume che contiene contributi di nomi e firme prestigiose come Arbasino, Bartoletti, Sala, Serafin, Franca Valeri e anche quello di Marcello Conati intitolato “La cantante dei tre registri e Verdi”.