«La moviola in campo» è stata la massima più caratterizzante di Aldo Biscardi, che abbiamo commemorato all’inizio di questa settimana. In extremis Biscardi ha avuto la soddisfazione di sapere realizzato il suo sogno, con l’introduzione nel regolamento calcistico del sistema detto Var (al maschile o al femminile, non si è ancora ben capito) che consente appunto agli arbitri di calcio di rivedere in tempo quasi reale le decisioni prese mentre il gioco era in corso e magari correggerle grazie alle tecnologie video. Nei servizi che tutti i telegiornali hanno dedicato alla sua scomparsa è ritornato più volte uno degli spettacolari interventi con cui Biscardi aveva sollecitato questa innovazione. Vi sceneggiava e interpretava un dialogo fra l’arbitro e il tecnico video che dice «è “mani”, è “mani”», facendo così annullare un gol. In effetti la vivace scenetta costituisce un’ottima campionatura delle discusse doti espositive di Biscardi: giornalista esperto che, proprio in virtù di quelle doti, sostanzialmente abbandonò il giornalismo per avventurarsi in un territorio all’epoca quasi ignoto per l’Italia, l’ibridazione di giornalismo e spettacolo che abbiamo poi imparato a chiamare “infotainment”.
Proprio in questi giorni è uscita una raccolta di scritti di Beppe Viola (Sportivo sarà lei, Quodlibet ) che comprende un articolo spiritoso ma anche molto informato ( come tutti quelli di Viola) sull’introduzione del dispositivo della moviola nel giornalismo sportivo e televisivo italiano. Ancora prima della sua campagna per averla in campo, Biscardi aveva già trasformato la moviola in un elemento di spettacolo vero e proprio con l’invenzione linguistica del «moviolone». La prima moviola faceva giornalismo, il «moviolone» ha fatto spettacolo, la moviola in campo entra addirittura a far parte del fatto da raccontare. Gli studi sulla narrazione distinguono la «fabula» (i fatti nell’ordine in cui si svolgono ) dall’intreccio (i fatti nell’ordine in cui vengono narrati, con flashback e anticipazioni ). La moviola, durante le telecronache dirette, è un flashback; la moviola in campo invece interrompe il flusso e vi si installa, come parte della «fabula»: è come un personaggio di un romanzo che racconti un fatto del passato. Coi suoi noti «difetti» di pronuncia, Biscardi ha così innovato l’enunciazione calcistica.