Recensioni / Utopie radicali

Il 4 novembre 1966 Firenze si svegliò sommersa dall’Arno. I danni furono enormi, e altrettanto l’impatto emotivo su una città che viveva un gran fermento politico nelle università. Lì si formarono gli architetti radicali protagonisti di questo volume. Invaghiti della musica di John Cage, del situazionismo, della Pop Art e di Duchamp, e accomunati dal rifiuto alla società “del superconsumo, del supermarket, del superman, della benzina super”, si liberarono di materiali e tecniche tradizionali e sperimentarono con fotografia, modelli multimediali, luci, collage con vetro, ceramica e plastica. Quello creato dai radicali fu un mondo complesso e interdisciplinare, un’utopia scientifica che ha fatto incontrare l’architettura con il design e l’arte concettuale: lo scontro diventava megastrutture gonfiabili sospese sulla città (Urboeffimeri, UFO, 1968), comode sedie da indossare (Wearable Chairs, Pettena, 1971), o ancora “occupazioni” dello spazio urbano e progetti di città futuristiche (Dodici Città Ideali, Superstudio, 1969). Il volume presenta i lavori di Archizoom, Gianni Pettena, Superstudio, UFO e 9999: una generazione ironica e iconoclasta, che ha trasformato la città in un luogo dove la pratica creativa diventa vita quotidiana.