Recensioni / Scelsi, raffinato del pentagramma

Esce «Il sogno 101», raccolta di due preziosi scritti del compositore

Difficile trovare un compositore più off di Giacinto Scelsi (1905-1988), rampollo annoiato, appassionato di oriente, esoterismo, culto vedico, zen, numerologia (devoto del numero 8, morì l’8.8.88). Fu uno dei compositori italiani più misconosciuti eppure più talentuosi e visionari, pioniere antiaccademico nel dna: primo, in Italia, ad aderire alla dodecafonia, approdò al microtonalismo firmando pagine tra le più radicali del Novecento. Imperdibile è, dunque, Il sogno 101 (Quodlibet, pagg. 542, euro 34), raccolta di due preziosissimi scritti scelsiani. Nel primo, un funambolico resoconto autobiografico: dai «disturbi» nevrotici agli affannosi tour di medici e santoni, dalle frequentazioni esoteriche alla bella vita in giro per il mondo («Montecarlo e St. Moritz e una crociera alle Bermude; Parigi e New York, Roma, Vienna o Budapest»), dai pareri sferzanti sui colleghi (Respighi e Casella due «signorotti feudali: avevano ognuno il proprio clan», il comunista Nono «fa propaganda») al rammarico di essere vittima della «gang, una sorta di massoneria» della musica che lo boicottava. Nella seconda parte, Il ritorno, un poema visionario e onirico, «autobiografia della sua prossima incarnazione». In cima di tutto, però, la musica: «E il suono ciò che, conta, più che la sua organizzazione». L’opera di Scelsi è una profonda riflessione sull’essenza metafisica del suono (i suoi Quattro pezzi per orchestra del 1959 sono basati su una sola nota ciascuno). Eccellenti, dunque, anche le uscite discografiche Scelsi: Music for Cello Solo (Brilliant) e Scelsi Bach (Digressione): raffinate perlustrazioni degli anfratti del pentagramma.