Recensioni / Per rendere visibile ciò che non si vede

Il volume Acusma mette in relazione teatro e filosofia nell’opera di Ermanna Montanari – in particolare Ouverture Alcina e Lus – a partire dai topoi classici e dall’etimologia delle parole legate alla pratica del teatro stesso. Ne viene fuori un contributo prezioso che ridetermina la funzione della scena come luogo che «rende visibile ciò che normalmente non si vede», costruito sullo spettatore e la sua immersione «nella visione e nella contemplazione» così come avviene nel tempio. Nello stabilire la possibilità del teatro di dare accesso a una realtà «di altro ordine», si rinsalda la sua necessaria relazione con la filosofia e con il sacro. Ecco che l’opera di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari va letta come un frammento di Anassagora: il teatro come strumento di conoscenza e d`indagine della natura delle cose, una sorta di «sismografia della presenza». Per Pitozzi, Ermanna Montanari agisce in due direzioni: la prima è di ordine visivo e riguarda la figura, intesa come lascito del personaggio; la seconda di ordine acustico. Da qui acusma termine che designa un doppio orizzonte di senso e che trae la sua efficacia dal suono e dall’immagine che la parola evoca. Il Teatro delle Albe procede per sottrazione, il corpo della Montanari «è tagliato e abitato dalla luce», in un «deragliare della lingua» che qualifica la sua figura assieme allo straordinario lavoro compositivo di Luigi Ceccarelli. Il libro, pensato «come una clessidra», può essere letto in tutte le direzioni: la parte centrale contiene i due testi del poeta Nevio Spadoni con un’intervista finale alle Albe. Un lavoro di “cura` di e per chi vive il teatro nel profondo delle sue radici.