Recensioni / Le riflessioni teatrali parlano emiliano-romagnolo

Dal libro di Manzella su Delbono ai «Corpi impuri» della Manicardi, ecco una serie di saggi

Il teatro è vivo non solo quando produce spettacoli belli, ma anche quando riflette su quello che crea. Di recente vari volumi su importanti esperienze sceniche o sui loro dintorni sono usciti a firma di autori emiliano-romagnoli; non solo su esperienze locali, ma con uno sguardo che nasce e si nutre qui. Primo tra tutti il libro di Gianni Manzella, critico del Manifesto, bolognese, sul teatro di Pippo Delbono. La possibilità della gioia (edizioni Clichy, euro 18) è un volume di circa 200 pagine di bella lettura. Porta con passione dentro le invenzioni dell’artista ligure attento alle diversità dei corpi e delle persone, artefice di spettacoli (prodotti da Ert) che sprofondano nei lati più oscuri dell’esistenza, la discriminazione, la violenza, la malattia, la morte, per cercare una luce insieme a compagni di strada fuori dalle regole, come Bobò, bollato per decenni in un manicomio con l’etichetta di microcefalo.
Il libro nasce da un’osservazione partecipante durata 20 anni: è composto da una prima parte che entra nell’officina creativa dell’artista e da una seconda che ne ripercorre gli spettacoli, tutti salutati da un gran interesse del pubblico per un linguaggio scenico diretto, coinvolgente.
Bolognese è anche Marinella Manicardi, attrice e autrice, che in Corpi impuri. Il tabù delle mestruazioni (Odoya, euro 15) raccoglie in modo ironico e leggero materiali di studio per un suo spettacolo. Ripercorre, tra scienza, arte, letteratura, l’interdetto del sangue mestruato della donna, per «sgomberare il campo da superstizioni, false credenze mediche o religiose, rappresentazioni fantasiose, imbarazzi inutili».
I libri di Oz (Millenni Einaudi, euro go) nascono da uno dei più interessanti progetti a tappe degli ultimi anni, quello di Fanny & Alexander sulla storia di Frank Baum. Tutti gli episodi della saga di Dorothy & C, in tutto 14 romanzi, in minima parte conosciuti in Italia, sono stati tradotti da Chiara Lagani, drammaturga della compagnia ravennate, che firma anche una bella introduzione sul potere seduttivo e illusorio delle immagini, molto influenzata dall’approfondimento teatrale.
Ancora dalla Romagna arriva La voce in una foresta di immagini invisibili di Chiara Guidi (Nottetempo, euro 20): la cofondatrice della Raffaello Sanzio racconta le sue ricerche sulla voce, verso il corpo, il suono, il trauma, l’incanto. Da Reggio, infine, arriva uno studio di Angela Albanese su lingua e stile nel teatro di Saverio La Ruina. Identità sotto chiave (Quodlibet, euro 18).