«L’originalità più profonda dell’architettura come tale risiede forse nella massa interna. Dando una forma a questo spazio cavo, essa crea veramente il proprio universo». La citazione di Henri Focillon illustra perfettamente la copertina del libro straordinariamente “fresco” di Bruno Zevi, Architectura in nuce. La foto mostra uno scorcio delle strutture interne del Palazzo della Favara di Palermo, anche conosciuto come Castello di Maredolce. E non poteva celebrarsi meglio il centenario della nascita di uno dei più mirabili architetti del nostro Novecento (Zevi, scomparso nel 2000, era nato il 22 gennaio 1918). La ripubblicazione di questo testo del 1960 si deve a Habitat, la collana di Quodlibet curata da Manuel Orazi (che firma anche una bel saggio). Attraverso un uso sapiente delle immagini (che per Zevi avevano già allora la stessa dignità delle parole, ben prima della moda «tutto è linguaggio» impressa da Eco e Barthes negli anni seguenti), impaginate dall’autore con accostamenti arditi, riscopriamo un libro dinamico e modernissimo. Per calarsi con diletto in quello spazio cavo che vediamo in copertina e che chiamiamo architettura.