Recensioni / Quei venerabili resti: metti un week end in giro per reliquie

In tutta la penisola attorno ai cimeli miracolosi dei santi sono nate cattedrali e opere d’arte. E storie straordinarie. Una guida le racconta

Denti, moltissimi. Omeri, gomiti, spalle. Crani, anche a pezzi. Dita delle mani. Piedi. Capelli. E poi: tuniche, cinture, bastoni. Ampolle di sangue. A voler fare l’elenco di ciò che la cristianità nella sua storia millenaria ha reso santa reliquia si rischia di sconfinare nel macabro e di certo nel surreale. Lo sa bene Mauro Orletti, che dopo essersi dilettato con una Piccola storia delle eresie ci regala ora una Guida alle reliquie miracolose d’Italia. La si può leggere come un atlante di città e paesi, da nord a sud della penisola: la chiesa di Santa Maria Ausiliatrice di Torino, ad esempio, con oltre tremila reperti, tra cui il sacro legno della croce di Cristo, tutti donati dal commendatore Michele Bert, bulimico collezionista di oggetti venerabili. Il santuario garganico di San Michele Arcangelo, che conserva nella pietra un’impronta del piede celeste. La chiesa milanese di Sant’Eustorgio, con il sepolcro (vuoto) dei Re Magie quella di Sant’Antonio a Padova, da cui mento e lingua del predicatore furono trafugati con rapina a mano armata negli anni 90.
Ma soprattutto questa Guida è un generatore di storie, come lo sono state le reliquie nel corso della cristianità. «A un laico appaiono implausibili e polverose. Ma fin dal Medioevo sono state il tramite con il divino, ed è per conservarle e proteggerle che nacquero cappelle e cattedrali… procuravano pellegrini e proteggevano la comunità da guerre e pestilenze» precisa l’autore che ha seguito le tracce materiali dei santi, e il loro dubbio proliferare da un sacello all’altro, da una teca all’altra. I primi secoli della cristianità sono un «portentoso magma di apocrifi e narrazioni fantastiche», storie che dalla Terra Santa e dall’Asia Minore giungono sulle nostre coste accompagnando teste mozzate di martiri, corpi di vergini virtuose uccise da lussuriosi tiranni, resti di vescovi portentosi. Il libro ce le racconta spaziando dalla sacra spina di Andria alla manna di san Nicola di Bari, dal sacro latte di Montevarchi alla lettera del diavolo a suor Maria Crocifissa di Palma di Montechiaro (la beata Corbera del Gattopardo). Ama i minori, Orletti: come san Mamante di Cesarea, cui spuntò il seno per allattare un bambino, o santa Eustochia, di cui si narra abbia ispirato la meravigliosa Annunciata di Antonello da Messina. Ma ci parla anche della Sindone e del Sacro Volto di Manoppello, dando conto delle ipotesi più ardite degli studiosi. L’una sarebbe il risultato di un esperimento con la camera oscura di Leonardo da Vinci. L’altro, un autoritratto di Albrecht Dürer. Vero? Falso? Non lo sapremo mai, ma forse non importa. Basta che funzioni.

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