Recensioni / Il femminismo tra Italia e Lituania

Arte, corpo e linguaggio in oltre 60 opere dal 1965 a oggi

Magma, titolo ripreso da una rassegna realizzata da Romana Loda nel 1977, intende tracciare un’analisi del rapporto tra femminismo, arte e linguaggio in Italia e in Lituania. L’esposizione è curata da Benedetta Carpi De Resmini e dalla collega lituana Laima Kreivyté e indaga mezzo secolo di poesia visiva, azioni e prese di coscienza, nella consapevolezza che la rivoluzione non è solo fenomeno sociale, ma anche momento dell’intimo.

DIBATTITO ANCORA ATTUALE. In Lituania le intellettuali sono divenute protagoniste delle avanguardie femministe in tempi molto recenti, mentre, come racconta la curatrice Carpi De Resmini: «In Italia questa scelta maturò negli anni ’60, in violenta opposizione alla società di stampo ottocentesco e alla nascente società mass-mediale». L’elaborazione intorno alla mostra Magma prende avvio da una riflessione sullo sviluppo storico del linguaggio utilizzato dalla donna, da sempre detentrice della lingua di casa, quella trasmessa ai figli. Spiega Carpi De Resmini: «Siamo partite dalla poetessa e artista Mirella Bentivoglio, che nel 1978 in occasione della Biennale di Venezia organizza Materializzazione del linguaggio. Non solo: opera nata in quegli anni è Oggi spose di Tomaso Binga, nome d’arte di Bianca Menna. L’artista organizzò un’azione invitando al proprio matrimonio ospiti ignari di partecipare allo sposalizio dell’artista con se stessa. Menna sposava il proprio nome d’arte e introduceva nel femminile del titolo – “spose” e non l’usuale “sposi” – il dibattito ancora attuale sulla parità di genere nel linguaggio». Tra le artiste in mostra anche Suzanne Santoro, Kristina Inciuraite, Eglé Kuckaité, Chiara Fumai, Giosetta Fioroni, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Maria Lai.