Recensioni / L'Umanità come specie tragica

Il senso della parole "tragedia" è da ricercare. Contrariamente a quanto avviene per la grande maggioranza dei termini e dei nomi, che rivela il suo significato nell'uso comune che se ne fa, la parole "tragedia" nel linguaggio ordinario ha un significato diverso dal suo senso più proprio. Il giornalismo ha le sue responsabilità. Alcuni esempi chiariscono bene cosa intendiamo dire: "È stata sfiorata la tragedia"; "poteva essere una tragedia"; "tragico avvenimento". Il senso delle parole, dunque, è accomunato a quello del “lutto”; della “morte”; della "disgrazia". E senz'altro la parola ha anche questo significato. Ma non solo o non semplicemente questo. Il tragico è prima di tutto una verità abissale, un enigma, una contraddizione senza soluzione, una domanda senza risposta, un essere che mostra il suo volto nel non-essere. La presenza di un dio che spiega in un senso univoco il significato del bene e del male, del dolore e della gioia, dell'essere e del non-essere cancella con un sol colpo il sentimento tragico. Ciò che nutre la tragedia è 1'assenza di una garanzia di giustizia e di verità. l destini di Edipo, di Prometeo, di Clitennestra hanno questo in comune: la verità e la giustizia si mostrano solo a tratti e per cenni e nella loro stessa enigmatica contraddittorietà La tragedia è determinata per dirla con Pirandello, da un "buco" nel cielo. In questo senso tragedia e filosofia sono tra loro in contrasto: in quanto la seconda prova a dare un ordine alle cose che invece nella prima resta nascosto agli occhi dei mortali.
Barnaba Maj nel denso libro «Idea del tragico e coscienza storica nelle "fratture" del moderno pubblicato -dalla Quodlibet, mette_a confronto la tragedia antica e quella moderna: la prima stava al mito come la seconda sta alla storia. Il libro del germanista Barnaba Maj spazia da Sofocle a Kubrick, ma le pagine più interessanti sono quelle del confronto tra il tragico e la filosofia di Platone e poi di Hegel. La filosofia annulla la tragedia? La dialettica concilia 1'inconciliabile? II raggiungimento di un punto di vista superiore e privilegiato da dove si guarda la verità toglie alla tragedia la stessa possibilità di poter essere? La risposta più semplice è la terza: si. Là dove si raggiunge la luce della verità non c’è più tragedia. Ma è alle prime due domande che è più difficile dare una risposta netta. Certo, in quanto la filosofia privilegia l'essere sul non-essere sviluppa un senso che dà un ordine anche a ciò che è ordinato solo nel dis-ordine apparente ed enigmatico. Quando Platone davanti al teatro di Dioniso strappa la tragedia da lui composta e sceglie la storia di Socrate è perché si rende conto che il sapere tragico, con la sua idea del1'ambiguità di ogni cosa, è inservibile per giudicare le colpe degli uomini in una polis. Ma questo significa anche che la filoSofia platonica annulla di per sé la tragedia, cioè 1'ambiguità della vita umana? Platone, più che essere il parricida di Parmenide, è solo il suo più fedele discepolo? Lo stesso dubbio filosofico, che ha in sé qualcosa di demoniaco, lo si può avere per Hegel il quale, scrive Barnaba Maj, "ha il merito di aver posto il tragico moderno in relazione con 1'eticità storica': Dopo Hegel è davvero difficile non pensare 1'uomo, anzi, gli uomini come animali storici. L’’umanità è una specie tragica a partire da questa dimensione storica della sua esperienza e della sua nature. Eppure, anche in Hegel c'è all'opera quella dialettica che neutralizza il conflitto che è all'origine della tragedia Dunque? 0 di qua o di là? O la tragedia o la filosofia? La risposta sarebbe scontata e positva se non ci fosse di mezzo il Novecento. Il secolo passato, carico di lutti, orrori e tragedie come mai altri, se ha da comunicarci una lezione, ci dà questa lezione: la filosofia che cerca di eludere o superare i limiti umani si trasforma in tragedia. Il sapere tragico e il sapere filosofico hanno bisogno oggi l'uno dell'altro: il primo per rendere sopportabile il suo peso con una consolazione umana e filosofica, il secondo per non perdere quella libertà umana che è il dono più prezioso che i mortali ricevono non si sa bene da chi.