Recensioni / Gabriella Drudi passione e critica per l’astrazione made in Usa

«Tu devi scrivere, riuscirò a farti scrivere, perché è una cosa che mi serve, una certezza di cui sento il bisogno. Tu hai la possibilità e il potere di nominare le cose e renderle vere: il tuo pensiero è come un urto diretto», appunta da Parigi nel 1962 Toti Scialoja in una lettera alla sua compagna Gabriella Drudi. Scrittrice, traduttrice e critica d’arte, Drudi – a cui è dedicato il saggio di Maria De Vivo, Andare verso. La critica d’arte secondo Gabriella Drudi – è tra le figure più complesse della storia culturale italiana del secolo scorso. L’elaborata conformazione dei suoi interessi intellettuali l’ha spinta a operare secondo un approccio assolutamente eterodosso, distinguendosi nello scenario degli anni Cinquanta – era nata a Venezia nel 1922 e morirà a Roma nel 1998 – anzitutto per un’apertura dichiarata verso le tendenze letterarie ed artistiche sviluppatesi negli Stati Uniti in quel torno di anni.
La lunga storia con Scialoja è naturalmente determinante, lo studio romano del pittore è per lei spazio di elaborazione di pensiero critico e prospettive. È del 1956 una foto che è un paradigma: Gabriella è ritratta accanto a Willem de Kooning nel suo studio di New York, dove incontrerà poi tanti altri nomi, tra cui Arshile Gorsky, Robert Motherwell e Allan Kaprow.
In Italia – e a Roma, soprattutto, sua città d’elezione sin da quel periodo – si discuteva ancora attorno alle controversie tra figurazione e astrazione e lei, Gabriella, spinta da una curiosità insaziabile in quell’anno avvia un periodo dedicato alla conoscenza delle emergenze artistiche americane.
Il libro di Maria De Vivo ricostruisce con scrupolo questi viaggi e consente al lettore di immergersi nella biografia intellettuale di Drudi, considerando – attraverso lo studio delle lettere con Scialoja, dei diari personali e dei documenti conservati presso la Fondazione Scialoja – i rapporti con gli artisti, i riferimenti ai suoi padri nobili – a partire da Harold Rosemberg ed Emilio Villa – e, soprattutto, i numerosi saggi e gli articoli.